LA LUCE DEL RISVEGLIO, Cap. 1

Kevin li osservava stupefatto, pure un tantinello spaesato, forse invidiando quella spropositata complicità, l’intimità e il calore che si trasmettevano, era come se l’aria si galvanizzasse attraverso le loro urla gaudiose e l’affetto puro che sprigionavano. Quei due si parlavano e si capivano al solo guardarsi, e Kevin fu astrusamente investito da un graffiante senso di gelosia, ben consapevole che lui non avrebbe mai instaurato un rapporto similare con Beth.

«Suvvia, state mettendo in imbarazzo il nostro ospite, cercate di finirla.»

«Ma, papà…» rintuzzò Beth, che non arrivava a smettere di ridere. «È tuo figlio che si fa troppi problemi, indubbiamente l’avrà raccolta in qualche bettola di San Antonio e adesso si vergognerà di portarla al ricevimento» scampanellò, e diede una fuggevole guardata berteggiante al fratello.

«Insisti, oltretutto, stupida bambina dispettosa, però adesso ti faccio vedere io, sai!» Colin stava per rincarare il suo assalto, che la sorella si divincolò e riuscì a sgattaiolare dalla sua presa, riparandosi dietro la poltrona dove Caleb si era accomodato.

«Colin, per cortesia, mi appello a te che sei molto più grande, Kevin si sentirà a disagio.» Caleb s’impazientì, e a quest’asserzione il figlio si quasi indispettì, soprattutto nel rimarcare lo sguardo demoralizzato ed anche non poco ambiguo di quel tizio.

Non gli era decisamente piaciuto. I suoi modi e le sue borie non propriamente manifestate lo avevano condotto ad aggravare la già pessima idea che s’era effigiato di lui, dalla prima volta che Beth gliene aveva parlato e durante le successive occasioni in cui si erano sentiti per telefono.

Sì, perché il particolare che quell’uomo l’avesse a momenti forzata a decidere di sposarsi, per prima cosa con tanta insensata impellenza, gli aveva generato qualche sensato sospetto, anche se i suoi dubbi erano sorti specialmente nella troppo agevole capitolazione della sorella, lei che aveva sempre fantasticato sul grande amore, su un matrimonio da favola, avvenimento unico nella vita.

Beth ci era sempre andata cauta con i ragazzi benché, fin da quando aveva compiuto tredici anni, le fossero ronzati intorno a sfiancante ripetizione, senza che Colin riuscisse dovutamente a pararsene. Lei era stata da piccola una bambina bellissima, coi capelli biondi come una bambola e la pelle chiara, come di porcellana, al contrario di lui che possedeva la capigliatura d’ebano e carnagione ambrata, e nel crescere Beth era divenuta ancora più bella, al tempo in cui principiavano a delinearsi in lei le forme di una vera, piccola donna.

All’epoca lui frequentava il college e, per starle convenevolmente vicino, per salvaguardarla dai maschietti della sua età pervasi da persistenti ed irrefrenabili tempeste ormonali, Colin aveva rinunciato a trasferirsi al campus, giungendo a fare costantemente avanti e indietro con la propria auto, per seguire le lezioni e sostenere gli esami dei semestri.

Quando successivamente la ragazza si era trasferita ad Austin, lui non aveva più avuto la possibilità di starle accanto, eppure di contro aveva piacevolmente constatato che Beth fosse perfettamente in grado di cavarsela da sola, e alla fine non si era più preoccupato di fungerle da fratello maggiore. Del resto era ormai diventata grande, perciò Colin aveva concluso che per lei fosse pervenuta l’ora di far plenariamente emergere il suo carattere, nonostante che fosse già ben pronunciato, e di incedere nel mondo degli adulti senza nessuna intromissione da chicchessia, nemmeno dalla sua stessa famiglia.


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Era stato molto fiero di lei, Beth aveva onorevolmente compiuto i suoi studi senza troppi grilli per la testa e, senza por tempo in mezzo, s’era data un gran da fare per procurarsi un’illustre occupazione che potesse renderla gratificata e indipendente, laddove, con sua appagante e gradevolissima sorpresa, la sorella si era procacciata il primo lavoro in pochissimo tempo dalla laurea, per giunta senza raccomandazioni di vario genere. Aveva preteso di essere lei stessa l’artefice del proprio destino, ed aveva dunque pregato il padre che, pur essendo confinato in quella vallata era provvisto di conoscenze altolocate in ogni parte dello Stato, di non intercedere mai per lei, in quanto propensa ad ottenere una posizione di riguardo con le sue sole forze.

Anche Colin aveva rispettato i suoi desideri, malgrado lui avesse preferito di gran lunga che Beth entrasse a far parte dell’organico della sua società. Nonpertanto lei aveva posto un netto rifiuto, esprimendogli di non fruire, in cosiffatto contesto, della facoltà di testare le proprie capacità, poiché il fratello l’avrebbe di sicuro avvantaggiata nella sua ascesa professionale. Non voleva avere dubbi sui suoi meriti, decisa a dimostrarlo altresì a se stessa.

E sebbene Colin le avesse esplicitato che ciò non sarebbe accaduto, giacché lui era estremamente rigido se si parlava della sua professione, la ragazza non gli aveva creduto. O, se non altro, prevedeva che il fratello non sarebbe stato così inflessibile come avrebbe dovuto, che le volesse troppo bene e che l’avrebbe comunque perdonata, semmai lei avesse combinato qualche guaio, lei che in conclusione non sarebbe stata sufficientemente diligente come avrebbe aspirato, nel sentirsi protetta dalla sua autorità, e non adoperando quindi la doverosa attenzione.

E Colin, così, si era persuaso che Beth ambisse a creare il suo futuro con le proprie mani e, di conseguenza, non aveva insistito più del debito. Aveva inteso alla perfezione che fosse intenzionata a divenire una donna a tutti gli effetti, e che lei temesse che sarebbe accaduto a stento sotto le ali protettive dei suoi familiari, i quali avrebbero insistito a trattarla con eccessiva premura, nel ritenerla ognora come la bambina dei Bell, la loro piccola Elizabeth.

Ebbene, alfine era diventata una donna, ed ora Colin era affascinato dal repentino cambiamento realizzato, o forse non troppo repentino, essendo trascorsi all’incirca due anni da quando la sorella non ritornava al ranch. Non aveva potuto beneficiare del progressivo mutamento del suo essere, l’aveva lasciata in un modo ed ora la rinveniva diversa, sempre splendida, ma diversa.

Di colpo si arrestò ad esaminare quel Kevin, innegabilmente non il tipo ideale di Beth. Lo percepiva superficiale, quasi vuoto, persino arido, all’opposto della sorella che era fornita di una profondità come pochi, sensibile e delicata, e non era certo l’archetipo di donna che quel tizio prediligesse, anche considerato che Colin conosceva il genere maschile e le relative svariate tipologie. Dopotutto anche lui ne faceva parte, e distingueva in quell’individuo un qualcosa che non gli piaceva di uno spillo, proprio per niente.

Ma si diede una celere scossa, magari era lui ad essere smodatamente protettivo nei confronti di Beth, come sempre, anche se poi, in definitiva, non ne era del tutto sicuro. C’era qualcosa in quel tale che lo faceva dinamicamente irritare, forse non lo riscontrava abbastanza limpido, oppure perché era troppo pieno di sé, platealmente superbo. Nulladimeno il problema fondamentale era che lui lo ravvisava ambiguo.

Era un uomo losco, e questo non volgeva a favore di nessuno.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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