NOTTI STELLATE di Vincenza Giubilei

Di colpo le acque del mare si agitarono in un vortice burrascoso e impaziente, ed ella apparve, una donna bellissima, che pareva trasmettere tutta l’inquietudine di una notte tempestosa. «Ebbene, Marmoreo, adesso ti senti pronto a dipingere il mio ritratto, che mi hai rifiutato meritandoti come ricompensa la mia maledizione? Soltanto una Fata buona avrebbe potuto offrirti l’opportunità di riscattarti dalla colpa della tua presunzione.»

Marmoreo guardò Strega Vanesia, poi Fata Camomilla e di nuovo la Strega. «Sì, sono pronto ora, anche subito, affinché l’incantesimo si sciolga.»

«Perfetto, eccoti il cavalletto e la tela.» Strega Vanesia si accomodò su una roccia. «Il pennello e i colori li hai, puoi cominciare.»

Fata Camomilla, poco distante da Marmoreo, lo osservava dipingere quel volto che, ad ogni pennellata, sembrava perdere la sua cattiveria e, allorché l’opera fu conclusa, il sole ormai risplendeva alto nel cielo.

Soddisfatta, la Strega prese la tela che le apparteneva. «Hai visto, Mago Sciogliamore, quanto poco ci voleva a rendermi felice? Questo è un addio, ora non mi rivedrai mai più.» Svanì in un secondo, e il pittore non diventò più di marmo.

Fata Camomilla non riuscì ad interpretare il nuovo nome del suo amico, allora lui glielo chiarì: «Questo è il mio vero nome, che grazie a te ho riconquistato, insieme alle mie sembianze umane che non cambieranno con il trascorrere delle ore. Io sono il fratello gemello di Cupido e, per qualche anno, ci siamo divertiti a scoccare frecce insieme e a far sbocciare l’amore, ma in seguito ho cominciato a divertirmi di più facendo finire quell’incanto che all’inizio sembra essere eterno. Perciò, ogni volta che uno dei due non era più innamorato, io arrivavo a suggerirgli le parole da pronunciare nel triste commiato. E ora già sento che qualcuno ha bisogno di me. Grazie, Fata Camomilla, non ti dimenticherò mai.»

In un attimo, Mago Sciogliamore sparì all’interno della sua spirale di teletrasporto. Fata Camomilla rimase in silenzio a guardare il mare, con la farfalla verde posata sulla spalla, mentre Gufo Curioso le asciugava le lacrime con le sue ali.

Il gufo avvicinò i grandi occhi ai suoi, che le mostrarono l’aurea distesa dei suoi fiori. «Andiamo, Fata, hai altro da fare che star qui a piangere.»

«Hai ragione, Gufo, torniamo a casa.»

Ogni giorno il sole splendeva sorridente e i fiori erano più biondi dell’oro, il loro profumo volava nell’aria come una nuvola, che sprigionava serenità e pace. Ma, quello scorrere del tempo quieto, fu interrotto da una visione inaspettata, quando ormai Fata Camomilla non si aspettava novità.


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Ecco Mago Sciogliamore, vestito di bianco, sorriderle nel giardino. Accanto a Fata Camomilla, vestita di giallo, sembrava la Luna che si avvicinava al Sole, in una magica congiunzione astrale.

«Mago… cosa ci fai qui?» Era molto stupita di vederlo.

Lui continuava a sorriderle, teneramente. «Ciao, Fata, sono venuto a portarti un regalo, per ringraziarti.»

«Non c’era bisogno…»

Il Mago si avvicinò, la baciò sulla guancia e poi scomparve. Fata Camomilla non capì, tuttavia sentì l’amore che le aveva lasciato quel delicato contatto. E una porta si aprì.

Accanto alla sua casa, ve ne era un’altra a forma di un grande baule, dove lei conservava tutti i ricordi più belli, i quali si materializzavano ciascuna volta in un dipinto. Entrò nella casupola e vide un nuovo quadro, in cui il Mago, bellissimo, la baciava. Uscì, felice, di aver reso ancora più prezioso il bagaglio dei suoi ricordi belli.

Alzando gli occhi in cielo, scorse Cupido svolazzare insieme al Mago.

Il putto alato esordì: «Buongiorno, Fata Camomilla, mi inchino a te volteggiando nell’aria, poiché sei riuscita a compiere un’altra magia. Ora che mio fratello è stato in grado di donare un bacio d’amore, non è più mio antagonista, e qualunque amore che nascerà sarà eterno. Però c’è un piccolo dettaglio, lui ti ama ora…»

«Anch’io…» confessò la Fata sospirando.

Allora il Mago scese accanto a lei e la abbracciò forte. «Come mi chiamerò, ora, Fata?»

«Ti chiamerai Mago Felice.»

Cupido, a scanso di equivoci, scagliò la sua freccia sui loro cuori. E fu così, che nacque l’amore eterno.


© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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