NOTTI STELLATE di Vincenza Giubilei

Quella sera arrivarono sotto una grande quercia, e Gufo Curioso, appollaiato su un ramo li salutò: «Buonasera, Fata Camomilla e Marmoreo. O forse… dovrei dirvi buongiorno?»

I due amici sollevarono lo sguardo e ravvisarono che il cielo si stava dipingendo di striature rosate, non si erano accorti delle ore che erano trascorse.

«A domani, Fata Camomilla.»

«A domani, Marmoreo.»

Entrambi furono assorbiti da una spirale luminosa che li trasportò nel luogo prescelto. Fata Camomilla si ritrovò seduta sulla seggiola a dondolo, davanti al suo giardino e pensò: “Quello lì non me la racconta giusta. Io sono una Fata e so attivare la spirale di teletrasporto. Ma lui come mai?”

Il giorno successivo si teletrasportò sotto la quercia, e Marmoreo apparve contemporaneamente al suo arrivo. Il gufo, che non si sarebbe perso quella scena romantica neanche per una scodella traboccante di vermi, rimase in silenzio, quando i due nuovi amici si sorrisero.

«Dovrei dirti buonasera, Fata Camomilla, ma è notte, e allora ti dico buonanotte, da trascorrere insieme a me. Ti ho portato un piccolo dono, apri la tua mano.»

Emozionata lei la aprì, e Marmoreo vi adagiò sopra qualcosa che teneva chiuso nella sua. La Fata percepì un movimento delicato, e intravide una piccola farfalla verde.

«Questa farfalla volerà sopra i tuoi fiori.»

«Grazie, Marmoreo, ricambierò il tuo regalo» gli sorrise con gioiosa riconoscenza.


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Quella notte, camminarono fino a raggiungere un albero a cui sarebbe stato difficile dare un nome, le sue fronde non avevano un unico colore, bensì erano picchiettate da sprazzi di molteplici sfumature rosa.

Marmoreo rimase estasiato da questa visione, e girarono intorno all’albero per non sfuggire alla delizia delle tonalità veleggianti al soffio dell’aria. «Mi piacerebbe tanto dipingerlo.»

Allora Fata Camomilla capì quale sarebbe stato il regalo più adatto per il suo amico.

Il tossire di Gufo Curioso li svegliò nuovamente dal loro sognare in terra. «Amici, guardate il cielo…»

Alzarono lo sguardo, il giorno stava per arrivare. Così, si tuffarono nelle loro spirali di teletrasporto. 

La mattina seguente, mentre Fata Camomilla era intenta ad innaffiare i suoi fiori, udì uno svolazzar d’ali sopra la sua testa, e mosse il viso verso l’alto. Era il gufo.

«Buongiorno, Fata. Ma tu lo sai, che con quel regalo hai trovato la soluzione per sciogliere l’incantesimo di cui è vittima Marmoreo?»

«Beh, io sono una Fata, quindi di cosa ti meravigli?» replicò con un’alzata di spalle senza aggiungere altro, su quello che aveva appena scoperto.

«Tu ti muovi nella sfera illuminata, non hai mai varcato la soglia delle Tenebre» la avvisò il gufo con tono grave. «Hai sempre agito nel mondo illuminato dalla bontà, e mai ti sei dovuta scontrare con le forze maligne.»

«Tutto è dovuto e nulla dev’essere temuto, pur di portar luce nel mondo.»

«Ebbene, che sia così allora.» Gufo Curioso notò la farfalla verde di Marmoreo, che si era posata sulla spalla di Fata Camomilla, pertanto intuì che avessero conversato e che la storia segreta fosse stata rivelata.

La farfalla era nata nel mondo magico dal quale proveniva Marmoreo, e gli era stata accanto per molto tempo, nel bene e nel male. Conoscendo la sua capacità di dedizione, eguagliabile a quella di un gatto innamorato, lui gliel’aveva donata. La farfalla le sarebbe stata sempre accanto, come forse lui non sarebbe riuscito mai.

Gufo Curioso sorrise felice e si allontanò in volo, il suo intervento non era più necessario.

Quella sera, Fata Camomilla e Marmoreo apparvero simultaneamente sotto l’albero variopinto.

«Buonasera, bella Fata. Vieni, dammi la tua mano, sono sicuro che ormai il mare è vicino.»

Fata Camomilla strinse quelle dita calde fra le sue e si sentì volare… ma era vero, stavano volando, leggeri come piume al vento. Ed ecco il mare, finalmente. I loro piedi si poggiarono sulla sabbia umida e le onde si muovevano dolcemente, illuminate dalla Luna. Ammirarono quello spettacolo, in silenzio, per alcuni minuti.

«Marmoreo, questa sera voglio ricambiare il tuo regalo» asserì d’un tratto la Fata.

«Oh, Fata, già essere arrivata fin qui con me lo è, non hai più scritto le tue rime per stare insieme a me, e so quanto il tempo sia prezioso.»

«È vero, ma tieni» annuì lei tendendogli una mano. «Questo pennello è per te, ed anche questa scatola di acquerelli.»

Marmoreo prese i doni nelle sue mani, iniziò a piangere e si inginocchiò ai piedi della Fata.

«Non piangere, Marmoreo, sorridi» lo consolò lei serafica.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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