UN RAGGIO DI SOLE, Cap. 1

Perciò, con fare apologetico e volitivo, Warren propagandò: «Russ, vorrei ricordarti che sei un artista conosciuto in tutto il globo e stasera concorri addirittura per gli Academy Awards, in una categoria importantissima. Pertanto dovresti essere un tantinello, anzi, decisamente più distaccato e meno disponibile con la gente comune, nonché innegabilmente più riservato alla loro presenza.»

«Basta con queste storie, Warren, dacci un taglio, sei una litania continua… E poi quella donna non mi ha degnato di un secondo sguardo, dunque ritengo che, a prescindere dal mio atteggiamento che reputi inopportunamente amichevole, questa tua specie di filippica non abbia alcun tipo di fondamento» esplicitò, stavolta spazientito sul serio, d’assai tediato da quel palese monito, a parer suo del tutto fuori luogo. «A proposito, chiama l’agenzia prima che sia troppo tardi. Del resto è l’ultima che ci è rimasta da contattare, e se non ti muovi alla svelta, potremmo veramente rimanere con un pugno di mosche in mano.»

E intanto che Warren componeva il numero e parlava con il responsabile di zona della summenzionata agenzia, si udì qualcuno bussare alla porta e Russell lo invitò cordialmente a varcare l’uscio.

«Scusatemi, avevo dimenticato di lasciare gli asciugamani puliti nella stanza da bagno» si giustificò la donna, timida e imporporata alle guance, avanzando verso il luogo con le salviette tra le mani.

In quel mentre Warren stava terminando la comunicazione e, rivolgendosi parecchio ansioso a Russell, dopo un ennesimo, nutrito sospiro rassegnato gli riportò: «Niente, mi hanno bloccato subito, è davvero un grosso guaio. E adesso, dove accidenti la troviamo una hostess per oggi pomeriggio? Questa era l’ultima chance disponibile, non la troveremo, è quasi impossibile…» La sua esposizione si tramutò in un piagnucolio sconfortato, essendo cosciente di aver giocato la sua ultima decisiva carta.

«Non è un problema, alla fine posso anche intervenire da solo» minimizzò Russell, sereno e flemmatico, tentando a suo modo di rincuorarlo.

«Neanche per idea! Non è conveniente presentarti alla cerimonia senza un’accompagnatrice, figuriamoci al party… no, no, non se ne parla, è una questione d’immagine» s’infervorò in una vampata, consacrando nello stesso tempo uno spiccato tono di protesta.

«Allora pensa tu a come risolvere la faccenda, non mi viene nessun suggerimento, mi dispiace» si sottrasse lui, con voce inespressiva ma insofferente, anche abbastanza innervosito dalla situazione, perché in conclusione per lui non risultava affatto un obbligo tanto clamoroso, e a parer suo Warren si stava creando complicazioni che alla base non sussistevano.

In questo frangente ricomparve dalla stanza da bagno la cameriera che, camminando titubante e un pochino perturbata, rivolse loro un esile inchino per accomiatarsi. Ma Warren, dopo averle riversato una rapida ed esauriente occhiata, di colpo ravvivò il suo volto, fulminato da un’improvvisa, fruttuosa intuizione.

«Aspetta… forse ho un’idea.»


Advertisment


E si approssimò alla donna, speculativo e anatomizzante, sotto lo sguardo attonito di Russell che non riusciva ad evincere con precisione quali fossero le sue intenzioni, posto che, fino a qualche minuto prima, aveva fervidamente denigrato quella presenza, e pure in abbondanza. Quindi sulle prime quel comportamento lo rilevò incomprensibile.

«Signorina, mi chiamo Warren Darryl. Permette?» E molto tranquillamente le sfilò gli occhiali, frattanto che la donna lo fissava sbalordita, anche piuttosto infastidita per l’eccessiva intraprendenza dell’uomo. Ma in definitiva, valutò lei, quel genere d’individui, situati su un livello sociale sopraelevato al suo, proprio in nome dell’esclusivo status symbol di cui beneficiavano, si permettevano di signoreggiare sulle persone comuni apparentemente posizionate su un gradino inferiore al loro, che appunto per questo, erano costrette a dover tollerare tali, importune sfrontatezze.

«Direi che potrebbe andare, tu che ne dici, Russ?» postulò Warren, orientandosi lietamente verso di lui, il quale insisteva ad osservarlo interdetto.

«Non dirai sul serio?» replicò Russell più avanti, in tono modulato ma manifestamente esterrefatto, nell’aver infine compreso gli effettivi proponimenti dell’uomo.

«Perché no, all’atto pratico non abbiamo nessun’altra alternativa.» E guardò la donna che gli esibiva un’espressione diffusamente meravigliata. «Mi scusi, come ha detto che si chiama?»

«In verità non l’ho detto, e ad ogni buon conto, mi piacerebbe sapere che cosa sta succedendo» recriminò lei seccata, pur stillando un palpabile tremore attraverso la sua inflessione.

«Signorina, devo domandarle se ha programmi per oggi pomeriggio ed anche per il resto della serata» prologò Warren, in timbro molto formale ma saturo di superiorità.

«Ma…» traccheggiò lei, spalancando incredula le ciglia per la sibillina domanda rivoltale, però una cosa l’aveva comunque distinta, ovvero la malcelata alterigia dell’uomo, lindamente trasparsa dall’espressione, nonché dal suo accento irriverente e spocchioso. E il tutto, miscelato ben bene insieme, la stava abbondantemente ponendo a disagio. «Che vorrebbe intendere con questo?»

«Sì, ha ragione, forse dovrei essere più chiaro.» E cesellando un atteggiamento oltremisura solenne, ma sempre più superbo Warren acclarò: «Il signor Russell Bowen ha ricevuto una nomination come miglior attore protagonista del film The last man is gone, e siccome la sua compagna non è potuta venire a Los Angeles per questioni familiari, non potrà quindi accompagnarlo alla cerimonia degli Oscar, nonché al party a buffet che si terrà al Pacific Design Center, dopo la premiazione.»

«Ok, ma…» La donna si sentiva smarrita, non riusciva ad afferrare quale fosse il presupposto di una così ufficiale enunciazione.

«Warren» s’intromise Russell, che invece aveva capito benissimo. «Non credi che sia totalmente inopportuno?»

L’uomo mosse risoluto il capo per confutare. «No, non lo credo, di base ha un’ottima presenza e un discreto portamento. Per me potrebbe andare, certo, con l’abito giusto e lavorando per bene sul make-up e sulla pettinatura.»

«Andare per cosa?» Lei si stava progressivamente agitando, nel constatare che la situazione le stava sfuggendo di mano.

«Signorina, le andrebbe di guadagnare qualche dollaro extra, rivestendo per questa serata il ruolo di accompagnatrice del signor Bowen?» le propose Warren, andando finalmente al sodo.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

Tag:, , ,



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *