LO SCIOPERO DELLE STREGHE di Umberto Gandini

Un’apprendista Strega, reduce da una lunga e complicata missione, scese dalla scopa nel cortile del castello di Mago Merlino e fu scossa da un fragoroso starnuto. Le altre Streghe, accertarono così che la loro giovane collega (aveva solo 727 anni!) era afflitta da un tremendo raffreddore. Le gocciolava anche il naso e furono proprio quelle gocce che, si può dire, fecero traboccare il vaso del malcontento che era da tempo diffuso nei ranghi delle Streghe: costrette, da secoli, a fare un lavoro duro e ingrato, quasi sempre in situazioni di grave disagio, povero di soddisfazioni e ripagato, spesso, solamente col disprezzo.

Le Streghe, esasperate, si riunirono immediatamente in assemblea, nel cortile del castello, per discutere e preparare un elenco di richieste da presentare a Mago Merlino.

Questi, dall’alto della sua torre, cominciò a scagliare fulmini per ostacolare quello che lui definiva un illegale assembramento di facinorose.

«Ora vi sistemo io, oziose scansafatiche!» urlò loro più volte. Le Streghe, tuttavia, riuscirono a spuntarla e, dopo aver a loro volta investito Merlino con una raffica di sortilegi, ottennero che, a conclusione di un vivace dibattito, il Mago ricevesse due delegate affinché gli specificassero le loro lagnanze, e lo inducessero a concedere alle Streghe migliori condizioni di lavoro. Le prescelte furono la più bonaria e accomodante della categoria, la Befana, e la più imperiosa e autorevole, e cioè la Matrigna di Biancaneve.

Nel momento in cui si presentarono al cospetto di Mago Merlino, il loro dispotico datore di lavoro le accolse sbraitando: «Stupide donnette, tornate subito alle vostre occupazioni!»

La Befana ribatté molto seccata: «Innanzitutto, devi piantarla di chiamarci stupide donnette, altrimenti organizzeremo una contestazione femminista di quelle da farti rizzare i capelli in testa. Dopotutto, noi siamo oneste lavoratrici e non siamo più disposte a sopportare questi tuoi comportamenti discriminatori e antisindacali.»

«Non mi seccate» fu tutto quello che seppe replicare Merlino. Però si notava che era preoccupato e piuttosto nervoso, giacché si agitava sul suo scranno e si tirava di continuo la barba.

«Siamo stufe» proseguì la Befana «di prenderci ogni genere di malanni a causa della tua sciocca pretesa di farci volare in giro su manici di scope, esposte alla pioggia, al vento e al freddo. Noi vogliamo veicoli adeguati e sicuri, tali da costituire una moderna conquista della classe lavoratrice.»

Nel cortile, intanto, le altre Streghe scandivano in coro: «Ab-bas-so le sco-pe! Ab-bas-so le sco-pe!»

Mago Merlino sprizzò scintille dagli occhi e strepitò: «Le Streghe hanno sempre cavalcato le scope e continueranno a farlo finché sarò io il responsabile della vostra Congrega, e cioè per tutta l’eternità. Levatevi di torno e sappiate che non intendo più tollerare queste vostre schiamazzanti forme di insubordinazione!» Per far intendere di considerare chiuso il discorso, si alzò e si ritirò nelle sue stanze.

Non appena la Befana e la Matrigna di Biancaneve ebbero riferito la risposta di Merlino all’assemblea, le Streghe proclamarono lo sciopero a oltranza. Quell’anno i bambini attesero inutilmente i doni della Befana e numerose favole divennero incomprensibili, dato che le Streghe si rifiutarono di ricoprire i loro ruoli.


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Merlino, in cima alla torre, si strappava ogni tanto alcuni peli della barba e, dopo averli trasformati in  serpenti, li gettava addosso alle Streghe ribelli chiamandole vecchie fannullone.

Venne però anche il giorno in cui il Mago, esasperato dalla confusione dilagante nelle favole, convocò la Befana e la Matrigna di Biancaneve per riaprire le trattative. Offrì alle Streghe giacche a vento imbottite e impermeabili da indossare durante i voli sulle scope, ma quelle gli rifilarono un secco: «No!»

«Si può sapere almeno che cosa volete invece delle scope?» domandò allora il Mago spazientito.

«Mezzi di locomozione coperti, comodi e con l’aria condizionata» spiegò la Befana, e sorrise scoprendo i soli tre denti che aveva in bocca.

Merlino finse di svenire dallo sgomento, poi lanciò altri fulmini, si stracciò il mantello e pianse lacrime di fuoco borbottando: «Voi volete ridurmi sul lastrico…!» Ma alla fine si piegò e si disse disposto ad accontentarle, a patto che tornassero immediatamente ai loro posti di lavoro, e cioè nelle favole.

Tuttavia, la Befana e la Matrigna di Biancaneve non avevano ancora finito di esporre le loro ragioni e di avanzare rivendicazioni.

«Mi volete morto!» urlò Merlino e poi aggiunse, schiumando rabbia: «Vi dimezzerò la paga!»

La Befana, imperturbabile, dichiarò: «Inoltre, non vogliamo più farci vedere in giro con queste orribili facce.»

«È una richiesta che non mi riguarda» intervenne la Matrigna di Biancaneve. «Tutti sanno che io sono la più bella del Reame.»

«Mi pare però che, di recente, il tuo specchio abbia espresso un diverso parere» la rimbeccò la Befana in tono acido.

«Non mi parlare di quell’ingrato bugiardo!» si sdegnò la Matrigna di Biancaneve.

«E allora taci e fammi finire» la zittì la Befana, mentre Merlino gongolava nel constatare che, fra le sovversive, c’erano contrasti di cui si sarebbe, forse, potuto approfittare.

«Oggigiorno» riprese la Befana «anche le donne anziane si truccano, e al cinema e alla televisione si vedono solo Streghe belle e giovani. Perché soltanto noi, le Streghe delle favole, dovremmo rimanere così brutte? A parte la Matrigna di Biancaneve, s’intende… A te, Merlino, basterebbe un tocco di bacchetta magica per darci un aspetto più gradevole, e non mi pare tanto una cosa dell’altro mondo.»

Nel cortile, intanto, le Streghe strillavano: «Vo-glia-mo il ros-set-to! Vo-glia-mo il ros-set-to!»

La discussione fu lunga, aspra, fitta di improperi e irta di magie assortite. Quando però le Streghe minacciarono di licenziarsi tutte, in blocco, e di lasciare Merlino in un mare di guai, il Mago espose loro una proposta di compromesso: le Streghe avrebbero potuto assumere la parvenza di belle fanciulle, ma unicamente nelle ore di libertà e di riposo. Durante il lavoro, viceversa, avrebbero conservato il loro aspetto bruttissimo di sempre («Con la risapute eccezioni» aveva puntualizzato a questo punto, sbirciando la Matrigna di Biancaneve che stava già per insorgere inviperita), altrimenti nessuno le avrebbe più prese sul serio. E, per giunta, avrebbero ricevuto i veicoli che reclamavano.

L’assemblea, ascoltato il resoconto del colloquio si dichiarò soddisfatta, e le Streghe ripresero la loro secolare attività. Merlino invece, per rifarsi delle spese che avrebbe dovuto sostenere per accontentarle, aumentò i prezzi di tutte le prestazioni stregonesche, tanto che da quel giorno solo pochissimi se le possono permettere.

Le conseguenze più clamorose della vertenza sindacale e della sua risoluzione sono due: la prima è che al giorno d’oggi non si incontrano più brutte Streghe, se non nelle favole.

L’altra è, a sua volta, sotto gli occhi di tutti: vi eravate mai chiesti perché, in cielo, non volano più le scope e si vedono invece tanti elicotteri?


© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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