L’UNICORNO NERO di Angela Giordani

Animale magico straordinario, l’Unicorno è simbolo della purezza e del sogno. Ergo, solamente un essere dall’animo puro può cavalcarlo, creature magiche come lui ma anche un semplice essere umano, purché sia puro, e pertanto una vergine.

Gli Unicorni sono generalmente bianchi, ed è raro, oltremodo difficile che ve ne siano di colore scuro, o neri come la notte… anche se, in alcune leggende, si sostiene che l’Unicorno nasca dorato, che durante la crescita diventi color argento ed infine, nell’età adulta, il suo manto diventi candido come noi siamo abituati a vederlo nelle fiabe.

Un Unicorno può procreare all’incirca ogni cento anni, le leggende dicono addirittura che ne venga uno al mondo ogni volta che nasce una persona davvero speciale, ed è qui spiegata la ragione della rarità di questo animale. Pertanto che venga di colore scuro, ancora più raro.

Mi sono molto spesso domandata se il simbolismo dell’Unicorno nero sia simile a quello dell’Unicorno bianco. La differenza del colore dovrebbe essere significativa, ma purtroppo sono pochi i testi che possano tramandarci le caratteristiche di Unicorni di quel colore. Quello che ho potuto scoprire è che, per l’Unicorno, il nero sarebbe un colore proibito, segno di grande potenza, ma lo renderebbe anche portatore di malora, esimio tentatore al desiderio carnale, in pratica un’antitesi dell’Unicorno bianco.

Conosco però, una leggenda, una delle pochissime che narrano di un Unicorno nero, dove questo splendido animale non viene etichettato al pari di una figura demoniaca.

Il colore nero del manto fu un errore, un singolare errore, allorquando la madre fu ferita a morte per mano dell’Oscura Legione, un Esercito del Male intenzionato ad impadronirsi del potere del suo corno, ed attraverso quella ferita s’insidiò il seme del male nel suo feto.

La morte della madre non impedì comunque la nascita del piccolo Unicorno, che venne però subito emarginato dai suoi simili. Una specie di brutto anatroccolo. Ma esso era bello, bellissimo, portava sul suo manto tutti i colori più splendenti della notte, riflessi di un blu quasi oltremare che si accendevano ai bagliori lunari.

Non era malvagio, tuttavia possedeva quella dualità tipica dell’essere umano. Restava puro, magico, ma aveva in sé anche quella componente “cattiva” tipicamente umana. Non pura, non malefica al cento per cento, era soltanto espressione di un essere molto più vicino all’uomo. Ebbene sì, anche lui aveva il suo lato oscuro, la forza e la passione sfrenata, la potenza della passione… e sentimenti umani come il desiderio, la rabbia, la compassione.

E questa leggenda non parla di redenzione, non di una lotta tra bene e male, la vittoria del bene nello spirito dell’Unicorno, a mio avviso tende ad insegnare la comprensione, la comprensione sulla diversità.

Non ci si stupisce allora sapere di quanto questo Unicorno fosse vicino agli uomini, lo spirito libero era rimasto invariato, quello proveniente dalla sua razza, così come anche le proprietà magiche del suo alicorno, ma esso era padrone del suo Destino, aveva il libero arbitrio. Proprio come gli uomini.

Poteva essere cavalcato da chiunque esso volesse e poteva erogare i suoi benefici magici a chi più desiderasse. Ma aveva nemici, cosa che l’Unicorno bianco non ha mai avuto, non nel mondo naturale, fatta eccezione per l’uomo che con crudeltà ha sempre cercato di sfruttare le sue proprietà magiche, e per certi versi può essere considerato un nemico.


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Ma questo Unicorno poteva dirsi protettore delle fragilità umane, colui che offriva una seconda possibilità, una nuova scelta, l’opportunità di redimersi a chi avesse sbagliato e fosse terribilmente pentito.

Questo Unicorno non era immortale, ma tutti lo volevano dalla propria parte. Non solo per il potere del suo corno, e quindi delle sue virtù taumaturgiche, della possibilità di guarire dai veleni e dalle malattie, ma anche per i poteri di redenzione che esso portava con sé. Una qualità allettante, specie per gli esseri più malvagi, che avrebbero potuto avere sempre l’anima pulita, a dispetto delle più crudeli malefatte e perfide azioni, non avendo di conseguenza nessun colpo di ritorno.

Così si aprì la caccia all’Unicorno, una caccia spietata, molto più di quella che avesse mai potuto patire l’Unicorno bianco, per via del suo alicorno.

L’Unicorno nero era raro, rarissimo, forse uno su un milione, dato che era nato per errore, dunque si può immaginare quello che questo povero animale dovette subire.

Triste epilogo ha questa leggenda, perché da ultimo l’Unicorno nero perì, in quanto una delle sue caratteristiche principali era la libertà, il libero arbitrio s’è detto, e pertanto l’essere catturato ed imprigionato a servizio di un altro essere segnò la sua condanna a morte.

E, ad ogni modo, i suoi poteri erano strettamente legati alla sua volontà, alla sua compassione, onde per cui nessun altrui ordine o comando potevano avere un qualunque effetto su di essi. Erano praticamente nulli.

Gli Unicorni sono agilissimi ed è davvero difficile catturarli, per cui a quel punto, non avendo altro beneficio da trarne, l’animale fu privato del suo corno, e barbaramente.

Fu una morte violenta, violentissima, e si dice che le sue urla strazianti ancora riecheggino nella valle dove avvenne l’asportazione, a ricordo della vera malvagità, ovvero quella umana…


© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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