CHIAREZZA, BELLEZZA Cap. 1

«Sono a pezzi…»

«Non hai potuto dormire neanche stanotte?»

«Macché… dopo che sono rientrata quei due non hanno fatto che urlare per tutto il sacrosanto tempo ed ero sul punto di diventare il suo solito capro espiatorio, perciò sono dovuta scappare un’altra volta dalla finestra» sbuffò Faith, mentre sbatteva lo sportello del suo armadietto per richiuderlo. «E meno male che questa era l’ultima, da domani papà ricomincia il turno di notte e per una settimana si potrà respirare.»

«Sei andata ancora da Jesse?» le chiese l’amica che, non appena la vide riprendere a camminare, si affiancò a lei per percorrere il corridoio in direzione delle loro rispettive aule, dove avrebbero seguito la prima lezione del mattino.

«Ovvio, e dove sennò? Lui è l’unico che non è controllato dai suoi e dove posso andare a tarda sera, persino durante la notte. Poi posso anche facilmente passare dalla finestra di camera sua, senza che nessuno mi veda, è la sola cosa positiva di tutta questa stramaledetta faccenda» quasi annaspò, lasciandosi cadere le spalle sfiduciata.

«Uhm… avete fatto cose?» ammiccò l’altra, con un’arricciata gaudiosa delle labbra.

«Beh… tanto che c’eravamo…» scimmiottò, a mezza bocca, ma bastò poco che ripiombò nella sua abituale afflizione, dato che aveva la nefasta sensazione che siffatto rimedio non sarebbe durato a lungo, considerando come si erano svolti i fatti quella stessa mattina.

«Ehi, guarda quello…» si drizzò di botto Chloe, dirottando all’istante la sua attenzione, nell’aver avvistato un uomo sconosciuto, a suo avviso decisamente stratosferico, che conversava formalmente con il preside del loro liceo.

Faith non la udì, inabissata com’era nei suoi pensieri e con lo sguardo reclinato. «Oggi c’è pure la lezione di Chimica, sicuramente farò esplodere qualcosa…»

«Ohi, ma lo hai visto?» la richiamò l’amica, pressoché affatturata, e lei si ridestò dal suo insidioso torpore.


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«Chi?» E sollevò lo sguardo stralunato verso il luogo che le aveva discretamente indicato Chloe con un’occhiata pregnante.

«Ma quello!» Questa volta glielo indicò esplicitamente, amplificata da un bell’urletto acuto e spumeggiante.

«Ah… sì…» abbozzò, sospirosa, immergendosi nuovamente nei suoi crucci.

«Dunque?» la incalzò Chloe, poco meno che scalpitante.

Lei si strinse nelle spalle, la cosa non la interessava granché. «Sì, è carino» l’assecondò, in tono vago, assai disinteressato.

«Carino!» s’imbruttì l’altra, sbracciandosi ammonente. «Ma non vedi che pezzo d’uomo!»

«Chloe, potrebbe essere tuo padre, ma come ti salta in mente?» la sgridò, piuttosto stressata dalle sue suscettibilità fin troppo ostentate nei confronti del genere maschile.

«Ma che mio padre… non avrà neanche trent’anni!» si sbizzarrì, squadrandolo con cura ed opulento interesse, mentre l’uomo si avviava insieme al preside in direzione dell’ufficio di quest’ultimo. «Guarda che stile, e poi che capelli, neri come la notte, quella leggera barba incolta che lo rende di un sexy tenebroso, ancora più affascinante, Dio… guarda, Faith, guarda come cammina… sembra lui il preside per quanta autorità emana…»

«Gli hai fatto i raggi X a quanto pare!» ridacchiò lei, nell’essersi temporaneamente sollevata dalla sua logorante croce. Come di regola era davvero ritemprante intrattenersi con l’amica, la distraeva e riusciva sempre a svagarla rimuovendole addirittura qualche preoccupazione in eccesso.

«Naturale, è il minimo! Chissà quale corso insegna, devo informarmi immediatamente» fibrillò, sfoggiando un largo sorriso avventuriero. «Farò richiesta personale per diventare una sua studentessa quando lo scoprirò, magari anche qualcosina in più!»

«Lo farai andare in galera per circonvenzione di minorenne!» si burlò Faith, e prese a ridere di gusto.

«Ah, ancora!» si rimpettì, immusonendosi alla maniera di una bimba capricciosa. «Ti ho già detto che avrà sì o no ventotto anni!»

«Sarà pure un trentenne, ma tu ne hai sedici o devo ricordartelo?» la saettò Faith, scortata da un’occhiata parecchio eloquente.

«Quasi diciassette, per la precisione» la corresse, nel farsi ancora più impettita.

«Ah, allora le cose cambiano…» ironizzò lei, assieme ad un’alzata di spalle che rincarò quel celiante commento.

«Ci puoi giurare» si pompò, sorridendole maliziosa, e prese la via della sua destinazione. «A dopo, sorella, e non farlo esplodere il laboratorio, mi raccomando!»

«Beh, com’è andata?»

«Fortunatamente tutto bene, all’incirca, ma è sempre Chimica che mi preoccupa. Con le altre materie riesco a districarmi anche se non le studio a sufficienza, ma questa…» esalò Faith, esordendo in una sorta di linguaccia, mentre andava incontro all’amica che l’attendeva nel corridoio, a pochi passi dall’aula da cui lei stava uscendo.

Di colpo un suo compagno la spinse inavvertitamente passandole accanto per superarla, e lei si voltò di slancio spingendolo a sua volta con ferocia, tanto aggressiva che il poveretto cadde di faccia a terra.

«Miss Monroe!»

«Oddio…» inveì sottovoce lei, sospirando, nell’aver scorto la sua insegnante appena uscita dall’aula dietro di lei, che la fissava con fare molto più che biasimante.

«Vada subito nell’ufficio del preside» le ordinò, scrisse un biglietto estratto dalla sua cartella, e con malagrazia glielo tese.

«Non è stato intenzionale» si giustificò, reggendo lo sguardo della donna per non esibirsi colpevole, eppure non ottenne l’esito desiderato. Costei le rincarò la sua aria di biasimo e rinnovò la sua ingiunzione con un cenno risoluto della mano.

Lei sospirò di nuovo, intanto che l’amica la guardava comprensiva. «Ci vediamo più tardi, Chloe, per l’ora di Educazione Fisica.»

«Stavolta non la scamperò» brontolò Faith, mentre percorreva il corridoio sbuffando e sbracciandosi abbattuta, forse anche recriminante con se stessa.

Si era ripromessa di darsi una calmata, prima che qualcuno l’avesse buttata fuori a calci dall’Hilltop, laddove di sicuro nessun altro liceo l’avrebbe accolta nel corpo studentesco, data la sua più che spiccata esuberanza che spesso sfociava in autentica, seppur sempre impremeditata violenza.

Quando giunse alla sua meta, immise un vivificante respiro e si introdusse, piano, nella stanza.

«Di nuovo lei…» Il preside Daugherty arcuò un sopracciglio irritato, per via di quella ripetitiva presenza sulla sua porta.

Faith abbassò la testa, in questa occasione non aveva pretesti validi, o meglio sì, ma di certo l’uomo non si sarebbe affidato alle sue parole. Erano troppi i precedenti, le varie imputazioni a suo carico.

«Vada nell’ufficio di fianco, dal dottor Klein» le dispose il preside, in chiaro tono infastidito.

«E chi sarebbe?» s’informò lei, d’impulso, senza riuscire a trattenersi dall’inalberare un’aria inquisitrice.

L’uomo la notò ma soprassedé, non volendosi rovinare la giornata prima del tempo. «Il nuovo psicologo della scuola. Mi auguro che, almeno lui, riesca a ficcare un po’ di buonsenso in quella sua testa calda, miss Monroe.»

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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