MAI PIÙ SENZA DI TE di Jessica Maccario

Scoprirò il tuo segreto… Quelle parole riecheggiavano nella sua mente come se le avesse appena udite.

Mabel scosse le sue minute e lucenti ali con fare nervoso, mancavano poche ore all’inizio del ricevimento e già stava tremando di paura.

Quando i suoi genitori avevano annunciato con orgoglio il suo imminente matrimonio, Mabel si era sentita perduta. L’ultima cosa che avrebbe voluto era di sposare quello sconosciuto che aveva ammaliato tutta la sua famiglia.

Solo perché era il diretto discendente del Re, la madre aveva insistito per avere un incontro con lui. Peccato che, malgrado lei si fosse limitata a camminare al suo fianco per i giardini reali, il Principe si fosse innamorato di lei al punto da chiederne la mano ai suoi genitori. Mai avrebbe accettato se il padre non fosse intervenuto per farle prendere coscienza del privilegio ottenuto, e che rifiutarlo rappresentava un grande disonore. Avrebbe disonorato la sua intera famiglia.

«Mabel, sei pronta? Nuan ti sta aspettando, andiamo» la chiamò sua madre palesemente entusiasta. C’era quella sciocca tradizione che le spose dovessero inginocchiarsi e giurare fedeltà al marito prima di entrare nella Rocca, dove si sarebbe svolta la cerimonia ufficiale e sarebbe avvenuto lo scambio dei gioielli. La festa vera e propria si verificava subito dopo, alla presenza di tutte le Fate del Regno.

«È presto, magari non è ancora arrivato» borbottò lei, seduta davanti allo specchio.

«Ti sbagli, era così impaziente che ti attende già da un bel pezzo. Per la tua promessa non è necessario essere perfette, ci occuperemo della massa informe dei tuoi capelli più tardi. Vai, su.»

Mabel se li ravvivò con le dita e si eresse con un sospiro. Non aveva più tempo per tirarsi indietro ormai, eppure avrebbe dato qualsiasi cosa pur di sottrarsi a quell’impegno.

Nuan se ne stava in piedi tutto fiero, con un elegante abito rosso e le ali nere che la avvolsero con trepidazione appena le si avvicinò. Lei non le aveva mai trovate aggraziate, a differenza delle sue, e inoltre segnavano la differenza tra le loro due categorie: lei era una Fata dei Desideri, poteva esaudire un unico desiderio per bambino e doveva aiutarlo a scegliere quello più importante; lui era una Fata dei Sogni, e faceva sì che i loro sogni non fossero mai tormentati. Entrambi entravano nelle vite degli Umani senza che costoro se ne accorgessero, regalando loro dei momenti di serenità.

«Vieni, mia adorata, è l’ora del giuramento.» Nuan la sospinse lungo il giardino e si fermò a pochi passi da un roseto. Ecco, quello era il momento che temeva di più. Cosa sarebbe successo se un giorno non fosse riuscita a mantenere la promessa? Chinò la testa e si preparò a leggere quella frase che, per secoli, altre spose avevano rivolto ai loro innamorati. La sua mente era però altrove, era al sogno di quella notte.


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«Scoprirò il tuo segreto, non mi sfuggirai» aveva sibilato quella voce sconosciuta. Il cielo primaverile che aveva fatto da sfondo al suo sogno era diventato di colpo scuro, alcuni tuoni avevano squarciato l’aria e delle nubi erano calate minacciose su di lei. Due occhi neri erano piombati all’improvviso nel suo campo visivo e una pagliuzza dorata li aveva illuminati per un istante, poi erano tornati feroci e cupi come il vento in tempesta.

Si era risvegliata madida di sudore. Un incubo. Tutti sapevano che era presagio di morte e dolore.

Nonostante la stanchezza, la notte successiva Mabel rimase sveglia. Non voleva ricadere in un altro incubo e temeva che Nuan volesse intimamente congiungersi a lei prima del previsto. La tradizione prevedeva che dovessero trascorrere sei giorni dalle nozze prima dell’atto fisico, durante i quali i due sposi avrebbero dormito insieme e si sarebbero impegnati a consolidare intellettualmente il loro rapporto, dialogando su determinati argomenti a cui lei non era neanche interessata.

Mabel non era ancora pronta ad unirsi fisicamente al suo sposo, e sperava che lui non fosse come quelle Fate che avevano iniziato a disinteressarsi alla tradizione accorciando i tempi di attesa. Sapeva, tuttavia, che presto o tardi avrebbe dovuto dargli un erede.

Quel pomeriggio, dopo l’acconciatura, Nuan l’aveva condotta davanti alla Rocca e con eleganza l’aveva invitata a sedersi sulla soffice schiena di Piuma, il suo cavallo alato. Era il suo simbolo di fedeltà, come se le avesse detto Ti concedo la cosa più importante che ho. In fondo era un combattente lui, anche se all’apparenza non sembrava.

Mabel aveva rimuginato a lungo sull’espediente per fuggire da quella disagevole situazione. E se avesse incitato il cavallo spronandolo a volare? Impossibile, le guardie reali l’avrebbero fermata e persino imprigionata nel temibile Palazzo delle Gogne. No, non v’era scampo. Perciò, con una carezza aveva accomiatato il destriero ed era scesa, procedendo verso quegli scalini come fosse la sua condanna a morte. Giunti all’interno della Rocca, era toccato a Nuan ripetere la frase della promessa, ed ora era ufficialmente sposata a un discendente del Re.

Stava rimirando infelice le stelle, quando un fruscio fece fremere le sue ali. Percepì il pericolo avvicinarsi, eppure non fu così lesta da rientrare nel castello, per cui una mano si posò sulla sua bocca premendo con vigore. Mabel si dibatté angosciata, mugolando e cercando di addentare quelle dita che avevano un intenso odore di muschio. Quel corpo la strinse a sé e, tenendola salda si mosse verso l’interno della stanza, nel proposito di raggiungere il principe addormentato. Sarebbe morto, se lei non avesse fatto qualcosa.

Non appena la spada scalfì la pelle del marito, Mabel diede uno strattone e riuscì a calciare quella figura occultata da un mantello scuro. La mano della creatura sbagliò il colpo e la spada si conficcò nel letto.

Quel rumore destò il principe. «Cosa succede?» mormorò assonnato. «Mabel!» Accorgendosi della losca figura, le sue ali nere si librarono in aria e, come attirate per magia, apparvero al suo fianco le guardie reali.

La creatura innalzò le sue enormi ali azzurre e, con una potenza che Mabel non aveva mai visto in vita sua, la sollevò tra le braccia e si lanciò in direzione della finestra. Aggrappata a quello spesso mantello, frattanto che le guardie si apprestavano ad inseguirli, lei tentò di comprendere dove fossero diretti ma era troppo buio, non riusciva neppure a distinguere il suo volto, nascosto dal cappuccio.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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