LA STORIA DELLA BIMBA E DELLA STREGA di Mattia

Le Streghe sono cattive, notoriamente, ma io ne conosco una che malvagia non è, tutt’altro, è tanto dolce e cara. Abita in un borgo dove ancora ho casa dei miei nonni, e tra le voci che circolano in paese ne ho sentita una veramente strabiliante. Dicono che questa Strega sia estremamente vecchia, vecchissima, addirittura centenaria… che sia nientemeno sfuggita alla Santa Inquisizione. Altri dicono che sia una Fata, le Fate sono immortali, o se non altro molto longeve e potrebbe essere, in effetti, ma una buona Strega che si rispetti, una vera Strega, ha accesso ai poteri della Natura, ha l’aiuto degli Spiriti e quindi non potrebbe essere impossibile che conosca qualche formula magica che le abbia devoluto l’immortalità, o ritardato di parecchio la morte, così come l’invecchiamento.

Le voci sono vere, giuro, lo dicono sul serio, però non sono sicuro che sia realmente così, nessuno è vissuto tanto a lungo da poterlo testimoniare. Quel che so è ciò che vedo, ossia una vecchietta arzilla che ha sempre il sorriso sulle labbra. Nonostante tutto.

Soltanto una volta, ho avuto modo di parlare con lei, poiché a dispetto della sua socievole parvenza non lega molto con i suoi compaesani, non gira tanto per il paese, è sempre rinchiusa nella sua casa alla fine del borgo, sui confini con il bosco, quasi come se sia stata, o si sia esiliata.

Mi ha raccontato una storia, anche questa non so se sia vera, però sarebbe davvero sensazionale se lo fosse.

Faccio un appunto ed una premessa, ovvero che ho ricostruito i dialoghi in una maniera approssimativa, in base a quanto ricordo di quel giorno, e qualcosa mi sarà certamente sfuggito, per quanto fossi stupefatto.

Un fine settimana mi ero recato con alcuni miei amici al borgo, per qualche escursione, dato che la casa dei miei nonni è disabitata ed i miei sono troppo cittadini per trascorrere un week-end in quel posto, figuriamoci per trasferirsi.

Il bosco separa il borgo da un bel ed impetuoso fiume, di dimensioni discrete, che scorre rapido fino al mare, ottimo posto per cimentarsi in un rafting casalingo, senza troppe pretese.

Armati di attrezzature e di non si sa cosa, da veri principianti, io ed i miei compagni ci alzammo quasi all’alba, per fare questa sorta di esperimento. Tra noi c’era un veterano, più o meno, in sostanza lo aveva fatto una volta in Amazzonia e poteva bastare, da quelle parti rappresentava senz’altro per lui una passeggiata, in abbastanza tranquillità da insegnarci qualcosa di basilare e magari oltre.

Insomma, trasferta a parte, che di fondo non è rilevante per il tema di questo racconto, c’inoltrammo nella fitta vegetazione, un po’ impacciati a dir la verità, quantomeno per i primi passi. Quel gommone che, furbamente, avevamo gonfiato di fronte casa era piuttosto impraticabile, tant’è che alcuni di noi si persero per strada, io per primo.

«Andate avanti, io vi raggiungo.» Ero pratico di quel bosco e di sicuro non mi sarei perso, da bambino lo avevo calpestato da cima a fondo, però senza tutta quella zavorra. E, come se ciò non bastasse, avevo riscontrato problemi con il mio giubbetto che si era incastrato con lo zaino, pertanto fui costretto a fermarmi per sistemarlo. E per non diventare la solita palla al piede inesperta che rallenta la compagnia, li avevo tranquillamente invitati a proseguire.


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Era circa mezz’ora che combattevo con quelle cerniere, quando udii a qualche metro di distanza un fruscìo intenso. M’irrigidii. Un animale non poteva essere, cioè, non di certo un lupo od un cinghiale, non ne avevo mai visti da quelle parti e comunque quel posto non era rinomato per la popolazione faunistica, quanto piuttosto per il verde e la varietà di flora, tanto da cadere sotto le ali del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali.

Non vi ho finora detto il posto ed è intenzionale, preferisco che rimanga anonimo come il soggetto del racconto, non perché io abbia paura di essere ritenuto un visionario ma preferisco restare dietro le quinte, per la particolarità della mia esperienza, la quale sarà forse poco credibile per la maggior parte di voi. Non l’ho neanche raccontato ai miei amici, nessuno lo sa, e siccome non voglio portarmi questo segreto nella tomba, ho deciso di scriverlo per farlo conoscere al resto del mondo, senza lasciare la mia firma per non rischiare la camicia di forza.

Ad ogni modo, per riprendere il filo, ero lì che sbraitavo e maledicevo il giorno in cui avevo deciso di accettare quella specie di avventura, l’avventura dei poveri… che questo inaspettato rumore m’inquietò, a tal punto che il primo impulso fu di chiedere aiuto, o piuttosto, di urlarlo a squarciagola, stavolta come il peggiore dei principianti e non solo… come il più vigliacco dei conigli.

Tuttavia, in soccorso al mio onore, giunse una voce che ridacchiando asseriva: «Le aquile volano, ed i pesci nuotano.» Il messaggio era chiaro, avevo azzardato un qualcosa che non rientrava nelle mie più brillanti attitudini, al contrario, rientravo esattamente nella metafora, un autentico pesce fuor d’acqua.

Non mi scomposi eppure, giusto per mantenere integro un po’ di orgoglio. «Non sono pratico di shopping avventuristico.» Stavolta mi etichettò come Pinocchio.

Rise, la vecchia, e non replicò, mentre si mostrava totalmente ai miei occhi, uscendo dal folto cespuglio dove stava raccogliendo non so cosa. Bacche, forse, non glielo chiesi e non l’ho mai saputo.

Non aveva l’aria inquietante, a me francamente sembrava una vecchietta normale, che andava per boschi raccogliendo frutti selvatici, come vuole la tradizione per persone di una certa età.

«Mi aiuteresti?» mi chiese, ed io restai abbastanza interdetto. Tra i due non era sicuramente lei ad aver bisogno di aiuto, anzi, la vedevo alquanto disinvolta, non di certo al mio pari.

Poi la vidi fare marcia indietro e raccogliere da terra un grosso cesto. In effetti aveva l’aria pesante, ed io di conseguenza, per tirare fuori un po’ di galanteria rimediando alla pessima figura da goffo inesperto, accettai con un sorriso e l’aiutai a sollevare il cesto.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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