Un Anno che finisce, un Capodanno non è mai banale…

In attesa dell’ora X, questa Fata Stregata, come la chiama il suo beneamatissimo Principe, si accinge a far bilanci, o magari uno, uno davvero importante – per me strabiliante – la sintesi del Tutto.

Anno complicato, travagliato, affaticato e a tratti pazzesco, per quanto inaspettato in numerosi suoi aspetti. Il 13 è un bel numero, sempre amato, come il 17 e tutti i 7 del mondo. Il 7 è, e resterà il mio numero prediletto, punto d’incontro per congiunzioni strane, magiche, non per nulla la mia data di nascita è piena di 7.

Ma questo 13, dicevo dunque, ha un bel po’ di cose da raccontare… prima di tutto, evento secolare, quantomeno per la mia esistenza, in questo anno magico, e posso sicuramente definirlo così, ho ribaltato priorità e lifestyle. Da sfegatata e più che convinta cittadina quale sono sempre stata, mi sono trasformata in una eccellentissima (consentitemelo dire) “ragazza di campagna”. Da un attico che svettava sopra il mondo, una specie di torre irraggiungibile, da un bunker alato ho piantato le tende in mezzo ad un bosco, con tanto di fiume sovversivo che per ben due volte è stato sul punto di straripare.

Dedita ai fiori, al rastrello e alla “zappa”, ho abbandonato il mio superinseparabile tacco 12 per indossare sempre e solo tacco 0, improvvisandomi papera per i primi tre mesi… mesi ardui, il tallone ballava ed il mondo si alzava, piccola per piccolezza alla fine ho riscoperto la sua grandezza…

Niente maschere, quelle in effetti mai, ma un capello sconvolto od un occhio appeso non l’ho più disdegnato, neanche in pubblico. Non che di pubblico in questo borgo di venti abitanti si possa parlare, considerata altresì la vita media che sfiora i 70 anni, ma ero sempre stata molto legata al mio, come dire, presentarmi senza una virgola fuori posto, mentre in questi ultimi sei mesi posso dire di non aver mai azzeccato una mise, un colore con l’altro, un calzino con l’altro… ebbene ridete, perché l’altra volta, sono andata a far spesa con un calzino differente dall’altro. Niente di trascendentale, direste, d’inverno si trotterella con le scarpe chiuse, il massimo della disinvoltura, se non fosse che le mie “pantofole” formato kamikaze offrono il tallone scoperto. Bella scena dunque. Perché uno era blu, e l’altro grigio.

Vestiario a parte, che seppur non sembri incidere è quanto mai esplicativo, in me è esploso un amore ossessivo per la Natura. Ossessivo? Noooo, dicevo per enfatizzare, le ossessioni lasciamole alle persone malate, è meglio… non che non avessi mai amato la Natura, tutt’altro, ma come si dice, “io qua e tu là”, ognuno in sé e per sé ed amici forever.

Restiamo in superficie, ed annoveriamo il boom di tutta la faccenda. Ho fatto la cameriera, se non schiava, ad una colonia felina, composta da ben 21 “belve” – sappiamo che gatti selvatici poco hanno a che fare con i gatti “domestici”, sono prepotenti, incontentabili, dispettosi, opportunisti ladri e dannosi a non finire. E asociali oltre ogni limite prevedibile.

Beh, com’è andata a finire? Tutta la buona volontà, ma ho quasi rischiato l’esaurimento. Evidentemente avevo troppo sopravvalutato il mio amore per i miei simili, e sono rimasta amputata con lo stesso machete con cui avevo bambinescamente giocato al boscaiolo. Questo si ridimensiona, la sperimentazione ha dato i suoi primi frutti. Si ritornerà all’origine, ovvero i quattro gatti che eravamo, nello stretto familiare. Anzi, apro parentesi, chi volesse adottarne uno sarà mio creditore vita natural durante!

Parto sempre dalla fine, ovvio, altrimenti che anticonformista sarei… contando in primis la materializzazione della mia evoluzione personale, quel che mi è successo dentro, in fondo, quanto ho dolorosamente scavato e patito, quante unghie spezzate… ma non voglio perdermi in chiacchiere.

Si dice che quando guardi in faccia la morte, e la guardi in tutta la sua spaventosità, allora lì ti possono accadere due cose… o ti danni per sempre, oppure diventi un santo. Insomma, la sto un po’ personalizzando ma il succo è questo. Non ero un diavolo, certo che no, però ero davvero terribile, un vero enfant terrible… non tanto per indole quanto per rabbia, rabbia nei confronti della vita, delle iniquità della vita, di tutto ciò che mi aveva tolto senza ripagarmi di mezzo centesimo… senza contare quel che non mi aveva mai dato. E, si sa, una persona incattivita può far molto più danno di una persona cattiva, perfino della cattiveria pura, ma è unicamente lei stessa che sborsa lo scotto, al momento del conto… perché le persone dattorno che capitano a tiro sotto questa specie di fuoco incrociato, furbamente, e giustamente, se la danno a gambe più che levate. E resta solamente una scheggia impazzita che trasforma il suo destino in follia, ed eterna solitudine.

In pratica, ho subìto un boom evolutivo che ha poi avuto, in un colpo solo, nell’arco di un solo anno… delle drastiche ripercussioni sulla mia vita “reale”, le quali in un attimo mi hanno condotta a realizzarlo, concretamente, prepotentemente… perché prima di quel tempo non avevo tanto preso coscienza, chiaro che ci stavo lavorando, e parecchio e faticosamente, dopo 40 anni storti prendere il dritto potrebbe rappresentare un’impresa titanica, se non utopica… e dopo aver intrapreso una miriade di strade difficilmente te ne accorgi quando sei sulla strada giusta, quando stai per arrivare, sei troppo spompato per accorgertene… lo so non è molto poetico da dire, ma a volte un po’ di cruda praticità è doverosa.


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Non so se è mai capitato a qualcuno di voi, vivere due vite nella medesima vita, e parlo di due vite completamente differenti, di due persone differenti, in uno stesso corpo. Tempi diversi ovviamente. In sostanza mi sono risparmiata la barba di una reincarnazione, le attese i traumi e pure il vuoto nero…

Il bello della cosa, però, è che quel che avevo costruito in antecedenza è rimasto, i ricordi, i bei sentimenti, le persone che mi amano e che amo… insomma, una gran bella fortuna, perché quando mi sono risvegliata da questo sonno intriso di veleno ed insania, tirandomi via da quella bara di cristallo imperdonabile come marmo, ho ritrovato tutto il buono che avevo finora costruito, solo il buono… che avevo trovato, e conquistato, non è stato tutto perduto, non mi sono perduta… non ho dovuto ricominciare da capo, non ho dovuto crearmi una nuova realtà.

Ho preso quella che c’era, e ci ho infilato un glorioso tappeto rosso bordato d’oro scintillante, posandoci su una bella bionda d’altezza media (…!) che procedeva sciantosa da gran protagonista, lanciando fiori e baci al nuovo mondo che la accoglieva… niente nani però, no, solo grandi persone… ed un bel Principe che ha sempre saputo, ed ha saputo aspettare…

Or dunque, cosa manca? Direi nulla! E Tutto. Ma è un bene che sia così… voglio che ci sia ancora molto, molto da vivere e tanto da imparare, da scoprire, tanti fiori a cui sorridere… ed un Amore da perfezionare. Amare Amare ed ancora Amare… senza più rabbia.

Qualsiasi incongruenza o sgrammaticatura non vogliatemene, ma son sotto un ottimo Vermentino di Gallura …e la rima come finale, è davvero di un equo banale ;)

Buon 2014

Concludo, e seriamente: il mio Augurio per questo 2014, è che possiate ritrovare la Luce, come è accaduto a me, o forse soltanto trovarla… quella vera, la vera e risplendente Luce che brilla e anela, nel più profondo della vostra Anima. Quella Luce che è lì che aspetta, sì… aspetta Voi, aspetta che la troviate la rincorriate… è un po’ giocherellona è vero, un pochino diffidente, però vi ama di sicuro e ne sono sicura…

E se non riuscite ad afferrare il filo per uscire dal labirinto, truccate… sfondate i muri, insistete, fatevi male, insanguinatevi… perché il premio, ve lo garantisco, è quanto di più puro e vero e bellissimo si possa ottenere. Non l’uscita, ma l’entrata… il senso della vostra Vita. E ne vale grandiosamente la pena.

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© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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