LA LUCE DEL RISVEGLIO, Cap. 2

«Allora?»

Colin trasalì, nel sentir emergere da lontano ma brusco, il tono reclamante di Beth, che lo stava fissando con fervida impazienza.

«Che?» La osservò perplesso, sospettando che avesse intuito i suoi pensieri. Beth era sempre stata sbalorditivamente perspicace, talvolta riusciva addirittura a sentire epidermicamente le sue sensazioni.

Il loro era un legame molto forte, quasi simbiotico, e in più di una circostanza lei gli aveva fatto tana. Ma d’altra parte lui era una persona trasparente, ed era raro che dissimulasse le sue taciturne elucubrazioni.

«Verrai con questa Alicia?» Beth non aveva invece carpito i suoi pensieri. Ma forse era talmente immersa in quella situazione così densa di estirpanti emozioni, nel ritrovarsi a casa dopo tanto tempo e per di più in occasione dell’evento straordinario quale era il proprio matrimonio, che non aveva distinto l’improvvisa riflessione del fratello, né ancor meno il suo effimero viaggio, la sua fugace assenza per rifugiarsi in un’attenta, seppur fulminea meditazione.

«Non so, vedremo.»

«Bene» s’interpose Caleb, orientandosi verso Kevin. «Presumo che abbiate bisogno di sistemarvi prima di cenare, vi faccio accompagnare nella vostra stanza.» E interpellò una delle cameriere, per accertarsi che la loro camera da letto fosse pronta.

«Papà…» protestò Beth, pur con uno spicchio di voce, avvistando Kendra accedere nel soggiorno. «Io vorrei dormire nella mia stanza, sai, non vedevo l’ora…»

Kevin fu scompaginato da questa irruzione. Come, la sua fidanzata non voleva soggiornare con lui? La cosa lo contrariò non poco, perciò d’impulso, sfornando un palese fastidio dal suo tono s’infilò: «Ma, Beth… io immaginavo che dormissimo insieme, insomma, tu sei la mia futura moglie e non mi sembra tanto educato da parte tua voler stare in un’altra stanza, cioè, senza di me…»

Alquanto imbarazzata, Beth stava per accennargli rassegnata il suo consenso, quando Colin, astioso, quasi furioso intervenne: «Signor Lewis, se c’è qualcuno di maleducato in questa stanza non è certamente mia sorella. È lei che dovrebbe manifestare più rispetto per le esigenze della sua fidanzata, considerando che potrebbe trovarsi in profondo imbarazzo nel dormire con un uomo dentro la casa dov’è vissuta da bambina. Dovrebbe impiegare un po’ più di delicatezza nei suoi riguardi ed anche nei nostri.»


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Kevin restò in atrofizzato silenzio, impensierito, indeciso sul cosa replicare a quelle parole a dir nulla avverse, senza dubbio duellanti. Non ci riusciva proprio ad entrare nelle sue grazie, pensò, e forse con questa sua impulsiva condotta aveva perfino peggiorato le cose.

E si gonfiò di poco il torace per la stizza, per il nervoso disagio da cui si sentiva or ora intrappolato, non dimostrandolo tuttavia apertamente. Non era di certo consigliabile, per cui rivolgendosi alla sua compagna tentò di giustificarsi: «Ha ragione… perdonami, Beth, non sapevo che tu avessi questo genere di problemi, ma del resto a casa mia abbiamo dormito insieme e…»

«Non riesce a farne a meno, non è così?» Colin si era irreversibilmente innervosito. «Invece di alleviarla, la sta mettendo in ulteriore imbarazzo e la cosa non mi sta piacendo affatto. Lei non è forse di titolate origini, signor Lewis, oppure questo stato di cose prescinde dal dimostrare un minimo di educazione nei confronti di una signora?» s’infiammò, dardeggiandogli un’occhiata furente.

Beth e Caleb erano, anche loro, rimasti in sepolcrale silenzio poiché, quantunque la reazione di Colin fosse stata piuttosto esagerata, erano in perfetto accordo con lui.

Beth si vergognava enormemente di dormire con un uomo nella sua casa, in particolare sotto lo stesso tetto di suo padre, che la contemplava ancora come se lei fosse una bambina. Aveva bisogno di un po’ di tempo per abituarsi alla questione, se non altro fin quando lei e Kevin non si fossero sposati, e di conseguenza la cosa sarebbe poi divenuta naturale.

Caleb invece, dal suo versante aveva tribolato un po’, prima di giungere a prendere quella decisione, ma d’altronde Elizabeth era ormai una donna adulta e logicamente aveva già dormito col suo fidanzato. E, in ciascun caso, non voleva figurare come un retrogrado agli occhi del suo nuovo genero, quand’anche non riuscisse ancora a ravvisare la sua bambina come una donna, elemento che gli aveva conferito non poche difficoltà per decidere d’impartire tali disposizioni, di far preparare la loro stanza da letto.

«Ti chiedo scusa, Beth, sono stato sgarbato con te» rabberciò Kevin, sospirando rassegnato. A quanto risultava anche in quel posto avrebbe dovuto far debita attenzione alle sue maniere.

«Non preoccuparti.» Beth gli si avvicinò con sinuosa leggerezza e gli diede un confortante bacio sulla guancia. «Andiamo, facciamo portare i nostri bagagli di sopra.» E pian piano si avviarono all’ingresso.

«Colin…» Caleb era in sufficiente apprensione, avvertiva che il figlio non fosse positivamente predisposto nei riguardi di quell’uomo. «Non dovresti trattarlo così, in definitiva è la prima volta che viene da queste parti e quindi si sarà sentito abbastanza disambientato.»

«Ma che dici, papà!» insorse Colin, la voce imperiosa, indignazione completa. «Mi meraviglio di te, quel tizio tratta tua figlia davanti a noi come una poco di buono, e tu tenti oltretutto di difenderlo.»

«Forse non sei in errore, però concedigli il tempo per ambientarsi. Sei esageratamente affrettato nei tuoi giudizi, tiri le somme sempre troppo precocemente.»

«Già, e non mi sbaglio mai» pontificò, con uno scintillio negli occhi, rigido come una sorta di travatura cementata.

Beth stava rientrando nel vasto salone e i due uomini troncarono tempestivamente le loro considerazioni. Non era opportuno protrarle in sua presenza, anzitutto per non arrecarle il dispiacere che il suo Kevin, purtroppo, aveva nettamente riscosso una pessima impressione.

«Noi stiamo salendo in camera per cambiarci e sistemare i nostri bagagli, ci vediamo più tardi per la cena.»

La donna fregiava uno sguardo titubante, quasi timoroso. Temeva che il fratello le dicesse qualcosa di riprovante sul conto del suo fidanzato, onde per cui Colin, propenso a rassicurarla, con dolce calma le s’avvicinò, e con amorevole delicatezza l’avvolse tra le sue braccia.

«A dopo, piccola. Riposatevi, il viaggio sarà stato lungo ed anche abbastanza faticoso.»

Lei ne fu confortata, rincuorata da siffatto atteggiamento e gli miniò un timido sorriso. «Grazie, Colin, sei sempre così comprensivo, te ne sono grata.» Ricambiò con calore l’abbraccio aggomitolandosi vaporosa al suo torace, e gli espresse: «Non è come credi, sai? È una persona in gamba, forse un po’ troppo esuberante, però con me è davvero molto amabile, te lo garantisco.»

Colin immise un profondo respiro, rivolto per quanto possibile a sedarsi, e dopo aver proiettato un’occhiata al padre che lo scrutava fittamente ansioso, si slegò da quell’abbraccio per poterla guardare negli occhi. «Non rattristarti, non sarò più intrattabile del dovuto, ma sappi che non permetterò che lui ti tratti con una simile sufficienza, perlomeno non di fronte a me.»

«Colin, ti prego, io lo amo, non rovinare tutto…»

Lui le donò una tenera carezza, e nel riservarle un altrettanto tenero sorriso le espose: «Beth, pensaci bene, io voglio che tu sia felice, e correre con una tale premura potrebbe riservarti delle brutte sorprese, lo sai, vero?»

«Sì, Colin, ma stavolta devi fidarti di me, te lo ripeto, non è come sembra.»

E lui si arrese, decidendo da ultimo che non fosse indicato tastare insistentemente quel terreno, le avrebbe senz’altro recato un dolore e non voleva farla star male, era l’ultima cosa che avrebbe desiderato a questo mondo. «Come vuoi, ci vediamo dopo.» E le diede un morbido bacio sulla fronte per salutarla.

Appena la sorella abbandonò la stanza, Colin, prevenendo qualsiasi commento da parte del padre, si volse nella sua direzione ed asserì: «Cercherò di essere più accomodante, per Beth, ma se si azzarderà ad offenderla ancora mi sentirà. Lo sai che non sopporto certi miserevoli atteggiamenti.»

«D’accordo, però tu almeno cerca di non stuzzicarlo perché è solo lei che ne soffrirebbe. Ti vuole un mondo di bene, Colin, e se tu non accettassi quell’uomo nella sua vita la feriresti profondamente, spero che tu te ne renda conto.»

«Intesi, me ne ricorderò.»

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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