KALERIYA, Cap. 1

«Dottor Reeves, il tecnico è arrivato.»

«D’accordo, mi aspetti un secondo, arrivo subito.» Kyle si eresse dalla poltrona ed uscì dal suo ufficio, ma non appena avvistò la presenza citata, la quale lo attendeva in piedi accanto al banco informazioni, si fermò ed inarcò scrutatore un sopracciglio, piuttosto stupito dalle fattezze che gli si paravano dinanzi. Si trattava di una donna, cosa che, a tutta prima non gradì.

Adagio, speculativamente, si approssimò alla postazione dell’accettazione, e la sua assistente, allorché lui le raggiunse, rivolta alla donna presentò: «Il dottor Kyle Reeves, lui è l’amministratore delegato della nostra società.»

Quest’ultima delineò uno spensierato sorriso e gli porse sinuosamente la mano. «Molto lieta di conoscerla, dottor Reeves, sono Sheila Kincaid.»

Kyle la fissò per qualche istante, rigido, mentre ricambiava la stretta di mano. «Lei è il tecnico informatico che dovrebbe occuparsi del guasto?»

«Sono io, perché?» s’incuriosì Sheila, un tantino interdetta, non risalendo all’esatta origine della sua postura sibillamente diffidente.

«Nulla.» Voltandole le spalle, lui le fece cenno di seguirlo in direzione del corridoio. «Venga, l’accompagno.»

Sheila fece spallucce e lo seguì, seppur un po’ inquietata da quel comportamento abbastanza duro ed esiguamente cordiale. Era anche bizzarro, che proprio l’amministratore della società in persona, si prodigasse per un qualcosa che, di certo, non rientrava nelle sue ordinarie mansioni.

Tuttavia non se ne curò, meditando che alla fin fine, anche in questa occasione, specie in un’azienda di quel calibro, avrebbe dovuto minutamente dimostrare preparazione ed efficienza. D’altronde come generalmente le accadeva, circostanze in cui i suoi committenti la squadravano di continuo dall’alto in basso, scetticamente, poco propensi a prestar fede che una donna potesse assumersi la responsabilità di un lavoro analogo, sia per competenza che per inclinazione, per passione, essendo la sua professione prettamente tecnica, per dati versi scientifica, che comunemente era esercitata, prediletta da uomini.

«Questa è la sala centrale dove si trova il database» le indicò l’uomo, una volta giunti a destinazione.


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Sheila si osservò intorno, gloriosamente impressionata dalle attrezzature sofisticate del luogo, la miriade di monitor e di computer che gremivano le workstation. Nonpertanto le parve notevolmente singolare, che nessun addetto informatico fosse preposto al monitoraggio delle macchine.

«Il computer è questo, si sieda.»

La donna obbedì, si sedé e scrutò lo schermo oscurato dallo screen saver, sempre più scompaginata da quel fare spigoloso, preferendo non porla quella domanda, il perché non ci fosse nessuno a custodire questa sorta di centrale operativa superaccessoriata. Lui le avrebbe senza dubbio tappato il becco in mezzo secondo, per la sua ficcanasante curiosità.

«Qual è il problema?»

«Vuol dire che non lo sa?» s’irritò lui, raddrizzando con uno scatto le spalle, e riprese ad esaminarla sospettoso. La questione iniziava seriamente a non quadrargli.

«Non sono stati precisi, mi è stato semplicemente accennato che si erano verificate complicazioni al sistema operativo di un vostro PC» gli esplicò Sheila, nutritamente meravigliata da siffatta reazione esagerata, neanche se lei fosse stata lì, per mettere in atto un’opera di spionaggio aziendale.

«Dunque, in conclusione, mi sta dicendo che non sa neppure se sarebbe in grado di risolverlo, tenuto conto che non ne era a conoscenza?» presuppose, maggiormente irritato, oltremodo contrariato.

«Mi scusi» si seccò lei, a quel punto. «Ma se mi hanno contattata per l’intervento, ne deriva che la mia professionalità sia stata più che accertata, non trova?»

«E chi l’avrebbe contattata?» scandagliò lui, lindamente inquisitore.

«Non ricordo con esattezza…» dribblò, colta in contropiede da codesta interpellanza a cui non era preparata a rispondere. O, se non altro, aveva superficialmente sperato che nessuno gliel’avrebbe formulata.

Lui la fissò scettico, assai circospetto, nell’aver ben rilevato il lapalissiano scantonamento della donna. «Lei ha accettato una prestazione professionale da un uomo di cui non rammenta il nome?»

«In verità, immaginavo fosse lei» improvvisò, candidamente, aiutandosi con una mite, vaporosa alzata di spalle.

«A quanto pare no, innanzitutto perché onestamente io non affiderei un incarico così delicato, importante, ad una donna, giovane e, mi permetta, che ha l’aria di non saperne quanto basta» la declassò, stavolta duro sul serio, pure abbastanza offensivo per l’amor proprio di lei, la quale fu sull’orlo di mandarlo al diavolo.

Comunque si controllò, seppur difficoltosamente, altroché, però del resto ne era costretta. Non poteva gettare al vento una similare occasione a causa delle insulse ed enfatizzate borie di un dirigente. «Allora s’informi, dottore, operi una ricerca per rintracciare chi sia colui che mi ha assunta, se lo desidera, ma mi lasci iniziare. Le preciso che io non lavoro a cottimo, di conseguenza più ore avrò piede in questa azienda e tanto più, la mia parcella sarà alta» lo avvertì lei, compostamente, ma con uno scintillio indignato.

Kyle fletté la sua arcata sopracciliare, pensoso, eppure anche lui soprassedé. «Va bene, c’è stato un blocco del sistema ed è stato riavviato, non si sa con precisione cosa sia accaduto, ma tutti i dati presenti nell’hard disk sono scomparsi, non si riesce neanche ad accedere al supporto. Cliccando sulla relativa icona nelle Risorse del computer che dovrebbe fungere da accesso all’unità, compare la dicitura parametro non corretto e richiede la formattazione.»

Sheila mosse il mouse per togliere la modalità standby, ed essendo il desktop agibile, il sistema lineare, già da lì, si rese conto che non sussisteva alcuna anomalia. Così, esplorò le risorse dov’erano catalogate le unità disco rigido, cliccando su quello primario per esaminarne il contenuto.

«Beh, il sistema operativo c’è, anche la partizione del disco di sistema è presente, cartelle e software sono gestibili, pertanto non mi risulta che ci sia qualcosa di anomalo.»

«È il secondo hard disk ad essere saltato, quello dove si effettuano i backup dei dati. Nel disco di base ci sono soltanto i programmi per non caricare di memoria il sistema, affinché girino più velocemente, ma in primo luogo perché semmai il sistema operativo si blocchi e non sia più accessibile, i dati non vengano persi.»

«Li avete persi ugualmente» appuntò lei, un po’ dileggiante, ma anche stavolta lui travalicò.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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