Il SOGNO È SEMPRE, Cap. 3

«Che?» Majka si frastornò, non avendola affatto vaticinata questa negazione, anzitutto per la dubbia genesi di essa, a cosa in concreto dovesse relazionarla.

«Che tu devi accettare, e non voglio sorbirmi nessuna protesta da parte tua» pretese, con timbro fermo ed inusitatamente imperturbato.

Majka sulle prime credé di aver interpretato male quell’asserzione, ma essendo in effetti brillantemente chiara, se non cristallina, da ultimo dichiarò: «Ma… Hollie, qualora io non accettassi potrebbero assegnarla a te, non ne tieni conto?»

«Non è detto, è probabile invece che la assegnino ad una candidata che hanno già selezionato durante le audizioni, o a quella tizia con cui ero in ballottaggio, ed io preferisco di gran lunga che sia tu, piuttosto che un’altra persona.»

«Hollie, io ti ringrazio, però non me la sento di sobbarcarmi questa responsabilità, io non voglio precluderti nemmeno una possibilità, specie perché per me non è così importante» sminuì, nel tentativo di ridimensionare tutta la faccenda, in pratica di lavarsene le mani. Stava cominciando a starle un po’ stretta questa situazione, dato che non v’era ancora nulla di definito, che all’orizzonte si prospettavano di già eccessive complicazioni.

«Escludo di avere ancora qualche possibilità, Majka, me l’avrebbero assegnata sul momento. Loro vogliono, o piuttosto, lui vuole te, ed è uno che ci vede, te l’ho detto anch’io, ricordi, che Jocelyn ti assomiglia, e lui lo ha capito. Non domandarmi come abbia fatto, ma forse non si troverebbe dove si trova ora, se Blair non fosse così» espresse l’amica molto serenamente.

Lei effuse un lungo, intenso respiro, riflettendo sul comportamento dell’uomo durante il loro incontro, sulle sue parole. «Può darsi… ed è forse per questo che mi ha disposto di memorizzare cinquanta pagine del copione, per mettermi tempestivamente al lavoro, anche per testare la mia capacità di apprendimento, visto che il tempo, a come pare, per Blair è denaro, ancor più di quanto lo sia per me.»

«È plausibile, sì, io non ci avevo fatto caso, e infatti adesso che ci penso all’audizione me ne avevano dato soltanto un paio. Ma lì per lì presumevo che fosse puramente per una questione di tempistica, dato che sarei dovuta rientrare sul palco in giornata.»

«Quindi secondo te, dovrei accettare?» insisté, al fine di esserne del tutto sicura.

«Esatto, e di corsa» sancì tenacemente asseverativa.


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«Eppure pensaci bene, Hollie, tu reciterai una parte secondaria, non dimenticarlo. Sei concretamente sicura che questo stato di fatto non creerà complicazioni tra di noi, che a lungo andare non comprometterà la nostra amicizia?» sviscerò per mettere particolareggiatamente le cose in chiaro.

Non voleva minimamente rischiare baruffe tra loro, anzitutto per una questione che non le interessava, o più che altro non si strappava i capelli, non al livello di Hollie, onestamente, benché tutto sommato la intrigasse. In realtà le sarebbe piaciuto interpretare quel personaggio, lo sentiva vicino, familiare.

«Questi sono i rischi del mestiere, cara, ma non ti preoccupare. Avrò la mia occasione, arriverà, ne sono convinta, e in ciascun caso questa commedia era solo un’opportunità per farmi conoscere nell’ambiente, considerata l’autorevolezza e la notorietà della New Sight, una specie di trampolino di lancio. L’importante per me è esserci entrata, poi Dio vede e provvede.»

«Sì, ma per me non lo è, mi fermerei a questa, quindi sarebbe un vano sacrificio da parte tua, se lo stai facendo esclusivamente per me, per favorire una mia eventuale carriera che invece non avrò di sicuro» evidenziò per disporre in tavola tutti gli elementi, giungere alla certezza matematica che avrebbe fatto bene ad accettare.

«E chi te lo garantisce, magari scoprirai la tua vera vocazione, che ne sai, specialmente perché fare per tutta la vita l’agente immobiliare, parliamoci chiaro, poco stimolante e innanzitutto noioso, non trovi?»

Lei ci rifletté su un attimo. «Ok, su questo non posso protestare, però come vocazione ci credo poco, non ritengo di essere incline a questo genere di professione, di vita.»

«Oh, non ci scommettere, se Blair ti ha personalmente ingaggiata, e sottolineo personalmente, lui che poco si spreca, vuol dire che vede in te un talento. Non devi assolutamente sottovalutare questo dettaglio, all’inverso, non lo è affatto un dettaglio, è un elemento fondamentale» marcò sciorinando un tono solenne, conclusivo.

«Può essere, ma io non sono del giro, lo sai, è naturale che non gli attribuisca tutta questa importanza come te. Non ne so nulla né di lui, né di tutto il resto di quel mondo.»

«Ok, bando alle chiacchiere. Allora, accetterai?» ribollì l’amica con voce un tantino pressante, essendo ormai concretata la sua diplomatica e placida, insolitamente paziente tecnica di persuasione.

«E sia, accetterò» accordò infine. «Andiamo insieme alle prove?» le propose, nel preponderante disagio di presentarsi lì da sola, un po’ perché si sentiva un pesce fuor d’acqua tra tutti quegli artisti che lei sostanzialmente non era, e un po’ perché si sentiva sguarnita, casomai avesse dovuto incontrare a tu per tu quell’uomo. Aveva bisogno di qualche tempo per abituarsi, per ambientarsi e di conseguenza carenarsi per bene.

«Volentieri, passo a prenderti verso le dieci in agenzia, fatti trovare pronta e soprattutto bendisposta» predicò un filino motteggiante, ma sempre mirabilmente schietta.

«Alle dieci… ma non è un po’ prestino, non ci vogliono due ore per arrivare» si spossò, reputandolo sostanziosamente esagerato, neanche avesse dovuto farsi visitare da un celeberrimo ed elitario specialista.

«Tesoro, dobbiamo spaccare il minuto, non possiamo rischiare di tardare con qualche inconveniente. Da quelle parti sono enormemente rigidi sulla puntualità, e la prima impressione dev’essere ottima, anzi, impeccabile.»

«Direi…» zurlò d’un sottile, sminuente canzonatorio, come se quei tizi fossero degli scienziati che si riunissero per salvare il mondo. Pur nonostante sorvolò, ormai aveva accettato di farne parte e ridicolizzarli sarebbe risultato altrettanto ridicolo. «Ok, sarò pronta per le dieci. Che abbigliamento devo indossare, cosa dovrei portare con me?»

«Ah, Majka, non devi mica arruolarti!»

Lei sogghignò divertita, nel ripensare all’idea che si era acquerellata durante l’audizione. «Intesi, come non detto, forse sto esagerando un po’!»

«Lo vedo! Perfetto, allora ci si vede domattina, e dormi stanotte, possibilmente a sette cuscini, perché dovrai essere in forma smagliante» le raccomandò, di nuovo dileggiante.

«Sì, mammina, vado subito a letto, ok?» rilanciò lei raccogliendo simpaticamente l’ironia.

«Beh, sono solamente le sette ma non è male come programma» canterellò enfatizzandosi ancora. «Anzi, anch’io lo farò, seguo il tuo esempio!»

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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