Il SOGNO È SEMPRE, Cap. 3

«No, nessuno, è che… io non saprei, cioè… ha valutato bene, ne è proprio sicuro?» balbutì, non arrivando ancora a riconquistarsi dall’urto subito.

«Miss Winter, francamente mi aspettavo una reazione diversa da lei, che ne fosse contenta.» Per contro l’uomo, non riusciva a discernere se la sua fosse una velata presa per i fondelli.

«Certo che mi fa piacere, altroché, ma è che, come ero in procinto di esporle in precedenza, io temo di non esserne in grado» puntualizzò con un forzato tono di voce, nutritamente scossa.

Duncan inspirò, lievemente spazientito. «Mi spiega allora, cos’è venuta a fare qui, a farci perdere del tempo?»

Majka si contrasse a causa della reiterata, pessima figura che si stava accorgendo di porre in atto per mezzo della sua indecisione, senz’altro l’ultima da manifestare a un individuo di tale risma, per cui drizzò le spalle e si fece più risoluta. Poco, in verità.

«Posso pensarci?»

Lui la osservò speculativo, non poco sorpreso da quell’imprevisto passaggio di mano. Nonpertanto evitò di dilungarsi, non era né tempo né luogo, men che meno il caso.

«Faccia come preferisce» pertanto tollerò, sempre flemmatico. «Le prove dello spettacolo incominceranno domani mattina a mezzogiorno, e se non si presenterà alle dodici in punto, assegnerò la parte a qualcun altro.»

A queste ultime parole Majka pensò immediatamente ad Hollie, auspicando che sarebbe stata lei a beneficiare dell’assegnazione, che magari rifiutando, fosse proprio l’amica ad ottenere la parte, perché se così fosse stato, ci avrebbe volentieri rinunciato.

«A chi?» rinviò quindi, di getto, e lui le orientò un altro sguardo indagatore, questa domanda a bruciapelo lo aveva interdetto.


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«Prego?»

«Ehm, intendevo dire… una mia cara amica era in lista per il ruolo di Jocelyn, e volevo che…»

«Lei non deve farsi carico di questo, miss Winter» la censurò lui, alquanto indignato da una tale intollerabile invadenza. «Se lei desidera far parte della nostra compagnia si presenti qui domani, altrimenti le auguro buona fortuna.»

Majka ne fu rintronata, gloriosamente spiazzata da quel suo crudo licenziamento, pur tuttavia non ribatté. Era senza dubbio preferibile soprassedere, lui le stava inoltre offrendo un buon motivo per togliere le tende, pertanto inchinò la testa in segno di saluto ed aprì la porta per andarsene, o fuggire, più per l’esattezza.

«Miss Winter?»

Con l’espressione un pochettino persa, la donna si volse e lo guardò silenziosa, pressoché trepida, e Duncan corrugò di nuovo la fronte, non risalendo alla precisa origine di questo bizzarro, seppur spontaneo atteggiamento.

«Si ricordi di portare con sé i documenti per il contratto, se deciderà di presentarsi alle prove.»

«Che tipo di contratto stipulerete, voglio dire, intendete assumermi in piena regola?»

Duncan a quel punto si spazientì sul serio. «Sa, miss Winter, mi sta sorgendo il dubbio che lei sia un tantino fuori dal mondo. Cosa crede, che una compagnia come la mia, faccia lavorare i suoi artisti in nero? O addirittura che non vengano retribuiti?»

«Non elaboravo simili allusioni» si gonfiò, fastosamente indispettita, sull’orlo di rispondere a tono e tagliare dunque la testa al toro, affinché la piantasse di trattarla come un’inetta, ancor peggio del suo saccente galoppino.

Cionondimeno non aggiunse alcunché, era inutile sprecare energie nel battibeccare per poi rendersi solo puerile, ma più che altro perché era oramai assodato che il vincitore, all’orticante riscontro dei fatti, sarebbe stato comunque lui.

«D’accordo, se dopo aver attentamente valutato dovessi accettare, porterò i documenti necessari.» Ciò detto, alzò i tacchi e con le spalle dritte s’incamminò lungo il corridoio, impiegandovi tutta la disinvoltura possibile.

Duncan osservò quell’andatura con un lieve sorriso divertito dipinto sulle labbra, allietato lui stesso, in quanto quella frizzante personalità, un po’ sovversiva ma fondamentalmente ingenua, alla fin fine non gli dispiaceva affatto.

«Hollie?»

«Ohi, meno male… stavo giusto pensando alla tua audizione, ero un po’ sulle spine. Allora, ti hanno presa?»

«Ascoltami, io…» traccheggiò Majka, non essendo per niente facile comunicarle che le avesse soffiato la parte, certo, non volontariamente, ma tratte le somme il risultato era questo.

Hollie si fece allertata, il fulmineo timore che fosse esploso l’alterco rimasto in sospeso con Springer, che lei gli avesse risposto per le rime e di conseguenza andato tutto a rotoli, ben avverabile quando qualcuno tentava di ledere il suo orgoglio o di intaccare la sua dignità. Infatti, per quanto Majka fosse una persona razionale e molto metodica, dotata di estremo buonsenso ed invidiabile responsabilità, era altresì abbastanza impulsiva, se non parecchio, e in casi similari non era capace di frenarsi, di pensare prima di agire, insomma, un’autentica mina vagante.

«Majka… ma che c’è, mi dici com’è andata?»

«È andata bene, molto bene, ma…»

«Ehi, si può sapere che cavoli ti succede, dal tuo tono sembra che invece sia andata male» ponderò, assai stupefatta da quel balzano modo di articolare le parole.

«Oh, no, anzi, forse pure troppo, ed è appunto questo il problema» sottolineò, dopo aver sprigionato un piccolo anelito.

«Majka, stai per caso giocando, o vuoi cercare di sdrammatizzare?» L’amica si perse, non ci stava capendo un piffero.

«Magari, ma no, non gioco, però sdrammatizzare sì, mi piacerebbe» proemiò lei inspirando afflitta.

«Ebbene?» Hollie fremeva dall’impazienza, si era incuriosita agli eccessi.

«Ho parlato con Blair, personalmente» le riferì, per passare al sodo e togliersi subito il pensiero.

«Davvero?» Che si sbalordì è dir poco.

«Uh uh… però, ecco…» Tirò un sospiro e di slancio promulgò: «Mi ha offerto la parte di Jocelyn.»

Ci fu qualche secondo di silenzio, indefinibile per Majka se fosse dovuto ad una pessima opinione che l’amica si stava costruendo su di lei. Furono secondi alquanto taglienti, finché all’altro capo del filo, d’un tratto si udì accennare: «Ah, e tu?»

Lei si sbrigò a specificare: «Hollie, io lo so quanto ci tieni e non ho accettato, gli ho premesso che ci avrei pensato e…»

«No, non se ne parla» la troncò l’amica, volitiva.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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