Il SOGNO È SEMPRE, Cap. 1

Hollie l’attendeva fremente per conoscere il responso, e vedendola passarle di fianco per uscire un’altra volta dal backstage, concitatamente le chiese: «Dove vai?»

Lei abbozzò un’alzata di spalle, scortata da uno sbarazzino sberleffo. «Guarda, non ne ho la più pallida idea, ma in ciascun caso tu aspettami, o devi andare?»

«Veramente sì, cioè, avevo un impegno in programma ma non era tanto importante. Infatti ho telefonato per posticipare, datosi che devo rientrare, sto aspettando il mio turno.»

«Ah, sì, richiameranno anche te?»

«Già, mi hanno assegnato una piccola parte da imparare per valutare il mio livello di capacità, ed è proprio quella che m’interessava» gongolò la donna, illuminandosi il volto per l’esaltazione.

«Benone, quindi è assodato, sarai la protagonista?» si compiacque lei con un fulgido sorriso.

«Magari! Mi piacerebbe interpretare la parte di Jocelyn, non solo per la rilevanza del ruolo, ma anche perché è particolarmente affascinante, e sai, a dir la verità un po’ ti assomiglia. Comunque mi andrà bene lo stesso, purché mi scritturino… incrociamo le dita!» spumeggiò, sfavillamente fiduciosa.

«Sì, pregherò per te!» sghignazzò vivacemente, in una declamazione scherzosa ma veritiera. «Ora vado, a più tardi.»

Majka uscì dal backstage, dopo aver udito il richiamo di una donna appartenente allo staff. Di sicuro era la coreografa, data la fisionomia, la sua lampante forma atletica, e allorché si ritrovò insieme a costei in una stanza del teatro adibita a sala prove con tanto di sbarra e specchi, a tutta prima tentennò, le pareva di essere ad un esame.

«Venga avanti» la invitò la donna, e le tese la mano per formalizzare le presentazioni. «Mi perdoni, non mi sono ancora presentata. Io sono Dinah Wood.»


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«Lieta di conoscerla» s’inchinò lei destinandole un cordiale e gaio sorriso. «Posso sapere cosa dovrei fare?»

«Il signor Springer non glielo ha anticipato?» si sorprese, mentre si approssimava ad un enorme stereo disposto contro una parete per inserirvi un CD.

«Grossomodo, ma non mi è adeguatamente chiaro, certo, ho capito che lei è una coreografa, anche se in realtà lui mi aveva menzionato un nome diverso.»

«È vero, ma Jodie è stata richiamata dal signor Blair, il produttore della commedia, pertanto sarò io ad illustrarle la modica coreografia da memorizzare.»

«Devo imparare una coreografia… ora?» si stralunò, colta alla vera sprovvista. Dapprincipio aveva supposto di dover esibire più particolareggiata la sua tecnica nel ballo, che in pratica la donna fosse un’esaminatrice di quello specifico settore del musical.

«Esatto, ma sarà breve e abbastanza semplice, non si preoccupi» la incoraggiò, premendo il tasto dell’avanzamento per selezionare il brano desiderato.

«Allora sarò presa, intendo dire, sono candidata come ballerina?» arguì, inaspettatamente rinvigorita, poiché l’idea in fondo in fondo, non le dispiaceva proprio.

Per la Wood fu una domanda singolare che la s’incuriosì. «Sarebbe ancora da definire, perché?»

«Beh, alla mia amica hanno assegnato una parte da imparare, perciò ipotizzavo che le due sezioni fossero scisse, prove fissate in base alla candidatura» focalizzò giovialmente lei, pur arricciando le sopracciglia per l’enigmaticità di codesta replica.

«Non esistono tipologie di candidatura, deve tener conto che lo spettacolo in programma è un musical. Tutti gli artisti ballano, cantano e recitano, chi più chi meno, a seconda del ruolo per cui riescono a dare il meglio.»

«Potrebbe essere più precisa, giusto per capire bene?» le richiese avvalendosi di un tono forbito.

Assentendo con un accomodante sorriso, la donna oggettivò: «Se un artista è specializzato in canto, non di certo farà le prese, oppure se è un ballerino si limiterà a partecipare al coro e a fungere da comparsa. L’unico elemento in comune è che ognuno recita, o meglio, solo coloro a cui viene assegnato un determinato personaggio imparano una parte, mentre gli altri di sfondo che preminentemente fanno parte del corpo di ballo, recitano con la loro gestualità, o con qualche sporadica frase riportata nel copione.»

La spiegazione fu esauriente, e Majka mosse energica la testa per condividerla. «Beh, sì, mi sembra logico, ed era infatti questo a cui fondamentalmente mi riferivo, se io farei parte del corpo di ballo in senso stretto. In sostanza, ero curiosa di sapere se la commissione mi sta valutando in qualità di comparsa, senza dover recitare alcuna parte specifica.»

«Questo purtroppo non posso saperlo, né tanto meno deciderlo io. Il responsabile delle selezioni è Rupert ed è lui che assegna i ruoli nelle rappresentazioni, ma sempre a tergo del benestare di Duncan, cioè, del signor Blair» si corresse, per non palesare eccessiva confidenza.

Majka rilevò in pieno quella sorta di ripresa in corner, dettata senza dubbio da una ragione in particolare, privata, quindi discretamente non si addentrò. «Capisco, va bene, per me possiamo cominciare.»

«Miss Winter?»

«Sì!»

Majka entrò quasi di corsa sul palco, senza camicia indosso e a piedi scalzi, giacché il tipo di performance mediante cui doveva esibirsi, su un pezzo in prevalenza di Tribal House con a tratti una lieve tendenza Chillout, era piuttosto energico, in passi veloci, frenetici e ripetitivi. Dunque aveva bisogno di essere libera da indumenti superflui ma più di tutto intralcianti, per rendere perfetti i suoi movimenti, o se non altro avvicinarcisi il più possibile.

«Ha imparato la coreografia?» la interrogò Springer scrutandola indagante, anche un po’ dubbioso in realtà, ma sempre in base alle sue originarie valutazioni.

Majka tracciò un vago assenso, eludendo paziente quella rinnovata aria inquisitoria che seppur sottile, larvata, lei distingueva benissimo. Fece per raccogliersi di nuovo i capelli a chignon, sennonché Rupert asseverò: «No, li lasci sciolti.»

A quel secco ordine lei rimase basita, segretamente sbuffante, dato che la sua lunga e folta chioma ondulata oltre che scomoda, l’avrebbe fatta sudare parecchio. E, lì per lì, un fugace ma incisivo sospetto la fulminò, ovvero che costoro soggiornassero nel proposito di testare la sua sensualità, considerato il genere di esibizione, un tantino audace, non volgare, ma senz’altro poco aveva a che fare con un classico e casto Lago dei cigni.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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