PRATOLINA E IL SEGRETO DEI SETTE COLORI di Gabriella Mantovani

Frank, il mattino seguente, quando trovò quei cestini sgargianti ad attenderlo, riempito di stupore lesse il cartellone e con enorme piacere raccolse l’invito. Iniziò subito a lavorare per rendere possibile quel bell’evento, distribuendo i cestini ai bambini che giocavano nel parco.

I bimbi erano euforici e contentissimi della fantastica idea del concorso. Frank si sentì contagiato da quell’atmosfera briosa e nei giorni seguenti collaborò con i bambini, organizzando quella giornata in modo eccellente. Le mamme decisero di preparare delle torte e così, finita la gara, ci sarebbe stata un’abbondante merenda.

In paese tutti erano a conoscenza della gara ideata per i più piccini, pertanto si misero d’accordo che, dopo la merenda, si sarebbero ritrovati nel parco per festeggiare con della musica. Le Fatine, rese invisibili grazie alle loro magie, controllavano ogni cosa ed erano tutte in gran fermento: il Concorso di Pittura stava diventando un avvenimento importante ed erano veramente molto elettrizzate.

Pratolina si ricordò improvvisamente di quanto le aveva disposto la Maghetta Morena, ovvero che in quel giorno ciascun bambino avrebbe dovuto portare l’ombrello. Si assicurò che fosse scritto sul cartellone e, per ricordarlo anche ai bimbi, stabilì di farsi aiutare dal Vento Burlone: gli chiese di mandare un po’ di pioggia, così i bambini avrebbero tirato fuori dai loro armadi gli ombrelli e non si sarebbero dimenticati di portarli durante il concorso. Mancava ancora una settimana al giorno della gara e una giornata di pioggia non avrebbe certo guastato il progetto.

In quella giornata piovosa i bimbi furono un po’ tristi, poi il tempo tornò radioso ma loro sicuramente avrebbero preparato l’ombrello, accanto al cestino dei colori e la tela pronta per essere dipinta.

Venne il giorno tanto atteso, i bimbi si recarono al parco festosi ed esultanti, mentre Frank si dava un gran da fare per terminare i preparativi. Finalmente tutti erano ai loro posti, gli ombrelli aperti sulla testa dei bimbi li riparava dal caldo sole e, come aveva predetto la Maghetta Morena, ogni bambino era protetto dagli sguardi indiscreti e poteva così esprimere sulla propria tela le sue emozioni più belle con tanta intimità.

La Maghetta Morena era presente insieme alle Fatine, pronta per intervenire. All’improvviso un fragoroso tuono segnò l’avvento del temporale ma, come in uno scherzetto gentile, non si mise a piovere e nessun acquazzone rovinò la gara. I bimbi, però, un pochino intimoriti si affrettarono a finire di dipingere il proprio quadro.

Il cielo diventava man mano più scuro ed i presenti erano alquanto spaventati ma, d’un tratto, una luce rosata sempre più luminosa, aprì una breccia in alto nel cielo che anch’esso divenne sempre più luminoso e poi il miracolo: un immenso arcobaleno brillava sopra le loro teste e dipingeva la grande cupola.

Enormemente sollevati, tutti chiusero l’ombrello e si misero con gli occhi rivolti all’insù per contemplarlo sorridenti, e si resero conto che il dipinto più bello era quello sull’infinito telo azzurro dinanzi a loro. Un’atmosfera di stupenda letizia li pervase e si accorsero che nei loro cuori viveva la felicità di stare insieme, di comunicare, di guardare, di confrontarsi, di raccontarsi, ed ognuno di essi era ricolmo di buoni sentimenti verso gli altri, come in un miracolo d’Amore.

Allora le Fatine decisero di farsi vedere dai bimbi, l’evento divenne ancora più magico e la vera festa ebbe inizio. L’arcobaleno brillava in alto e rimase per un tempo assai lungo ad illuminare l’incantata festa nel parco.


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Attratto dal favoloso arcobaleno, il resto degli abitanti del paese accorse e, con musica, canti e balli, la festa si protrasse fino a tarda sera. Alla fine tutti ritornarono alle loro case felici e contenti, ed anche le Fatine non stavano più nella pelle dalla contentezza.

La Maghetta Morena quella notte chiese alla Luna e alle Stelle di splendere di una luce brillante e fosforescente, di modo che l’intero paese avrebbe ricordato quella giornata così speciale che aveva insegnato loro tante cose, dove i bimbi si erano identificati nelle loro emozioni diventando dei piccoli pittori: erano riusciti ad apprezzare la gioia della competizione, guardandosi dentro avevano scoperto nel sentimento dell’amicizia la gioia del dialogo, e la sublime lucentezza dell’arcobaleno aveva messo in luce i sentimenti più belli che ognuno portava nel proprio cuore.

Questo era il dono, il premio che la Maghetta Morena aveva promesso ad ogni abitante del villaggio che si era lasciato contagiare dalla divina luce dell’arcobaleno, quella luce che aveva abbracciato i loro cuori con Amore donando gioia e serenità.

Pratolina era talmente raggiante da non riuscire ad addormentarsi e così, nel cuore della notte, si recò nel parco e sotto le stelle si addormentò facendo un fantastico sogno. Al suo risveglio, si avvide che quel sogno aveva risvegliato in lei il desiderio di una nuova e sempre bellissima avventura.

Oltremodo appagata, iniziò a ballare e a canticchiare allegra e gioiosa.


© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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