POLVERE DI STELLE di Alfio Nicosia

Gli anni passavano così, serenamente, e Lorenzo si era ormai avvicinato al suo cinquantacinquesimo compleanno. Sua moglie era già morta da tempo e lui, nei periodi di vacanza, sentiva la solitudine più opprimente che mai, lontano dai suoi amati bambini molti dei quali erano, col trascorrere degli anni, diventati degli adulti. Quelli che si ricordavano ancora di lui, di tanto in tanto passavano a fargli visita a scuola e spesso gli confidavano di aver conservato la bacchetta magica costruita tanto tempo prima, e addirittura ne avevano insegnato a loro volta i segreti della costruzione ai propri figli.

L’unico periodo delle sue vacanze solitarie in cui sentiva meno la malinconia, era quello che trascorreva nel suo paradiso sulla montagna, dove si godeva la Natura e ripensava ai bei momenti trascorsi con la moglie o con i suoi genitori.

Anche quell’anno, come in quelli precedenti, la prima settimana di agosto si recò nella casetta in montagna per le solite due o tre settimane di riposo e passeggiate salutari, e per poter ammirare ancora una volta lo spettacolo delle stelle cadenti.

Come di regola, la sera del 10 agosto distese la sua coperta per terra e vi si sdraiò sopra, gli occhi al cielo, lasciando viaggiare i pensieri e i ricordi in libertà. Quella era una notte particolarmente limpida, con un piccolissimo spicchio di Luna che rischiarava debolmente le cime delle montagne e si rifletteva nel laghetto, mentre il cielo era puntinato da miliardi di stelle luminosissime che, molto più che in altre occasioni, sfrecciavano in qualunque direzione lasciando scie che s’intravedevano per una frazione di secondo ciascuna.

Lorenzo non aveva desideri da esprimere, nonostante le disgrazie che si erano abbattute su di lui la sua vita era stata ed era tuttora felice: sapeva giovarsi delle cose belle della vita così come sapeva accettare le cose brutte, ed aveva imparato che non si dovevano disprezzare le ricchezze materiali, ma che la ricchezza più grande era l’affetto sincero delle persone. Così, se ne stava lì sdraiato e si godeva quello spettacolo maestoso e a dir poco incantevole.

Quando cominciò a diffondersi il primo chiarore del giorno, non seppe dire quanto di reale, e quanto di sogno ci fosse stato nell’esperienza vissuta in quella notte: all’improvviso aveva visto una stella più luminosa delle altre solcare il cielo con una scia assai più lenta, brillante e persistente, andandosi a posare proprio al centro dell’isoletta. Quindi, incuriosito, aveva sciolto la barchetta e, montatoci sopra, dopo pochi colpi di remo era approdato sul verdeggiante fazzoletto di terra. Ai piedi di uno dei due alberi, aveva notato un mucchietto di polvere giallo-oro che illuminava di luce propria il terreno circostante.

Ricordava unicamente di aver provato un senso di pace mai sperimentato prima, e di aver udito una soffusa voce sussurrargli che quella polverina fosse pura Polvere di Stelle, dotata di un potere magico che gli avrebbe consentito di esaudire un desiderio a sua scelta, proprio come lui lo consentiva con le bacchette ai suoi piccoli amici.

Al suo risveglio, vide accanto a sé un sacchettino di stoffa chiuso con un laccetto e, appena lo aprì, rilevò che l’interno del sacchettino era rischiarato da una luce abbagliante. Semplicemente meravigliosa.

Incerto sugli avvenimenti della nottata e sul da farsi, decise di rimandare ogni considerazione ed ogni decisione in merito fino a che non ne avesse avuto realmente bisogno. In fondo, come già detto, lui era felice e non aveva bisogno di nient’altro, così rientrò in casa e, dopo una sostanziosa colazione, scelse di sfruttare quella splendida giornata facendo una bella passeggiata sulla montagna.

Terminati i giorni di vacanza, lasciò a malincuore il suo delizioso paradiso e rientrò in città, dove da lì a poco le persone avrebbero ripreso le loro regolari attività, ed anche lui sarebbe rientrato a scuola per ritrovare i suoi bambini un poco cresciuti e per accoglierne di nuovi, in questo primo importante ingresso alla vita.


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La Polvere di Stelle era ormai un ricordo lontano e stava ben riposta nel suo sacchettino all’interno del cassetto del comò, in attesa che se ne presentasse una reale necessità. Passarono i mesi e, tra piccole e grandi gioie e dolori, terminò un altro anno scolastico.

L’ultimo giorno di scuola Lorenzo salutò i suoi bambini con una sensazione diversa rispetto agli anni passati. Aveva già programmato le sue vacanze al mare e l’immancabile periodo nella casetta in montagna per i primi giorni di agosto, ma questa volta si sarebbe dovuto prima fermare alcuni giorni in ospedale, per accertamenti a causa di determinati malesseri che si riproponevano sempre più di frequente.

Erano ormai diverse settimane che, ricoverato in ospedale, divideva la stanza con un altro uomo che presentava gli stessi suoi sintomi, e col quale aveva stretto un’affettuosa amicizia condivisa anche dai suoi famigliari, specialmente dal figlio di dieci anni che si chiamava Lorenzo, come lui.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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