MAI PIÙ SENZA DI TE di Jessica Maccario

Acquistarono subito velocità, seminando in un attimo le guardie. La creatura volò a lungo, instancabile, ignorando tutti i suoi tentativi di liberarsi dalla presa e le sue suppliche. Solo nel momento in cui sorvolò una prateria e la Luna illuminò il suo viso, Mabel riconobbe quello sguardo. Era lui, quello del sogno, e le sue imponenti ali azzurre indicavano la sua natura: era una Fata degli Incubi.

Nemiche delle Fate dei Sogni, le Fate degli Incubi abitavano da sempre oltre il Confine roccioso. Non era loro permesso di avere contatti con le altre Fate del Regno, dal giorno in cui il Re aveva deciso di isolarle, al fine di punirle per aver tentato di sovvertire il suo potere. Quando Mabel era nata, le Fate degli Incubi erano già state relegate in quella distesa piena di rocce e pericoli. Era la prima volta che ne incontrava una.

La creatura superò il Confine e s’infilò in mezzo ad alcune rocce, fintanto che non raggiunse un brandello di terra deserto ove posarsi. Ivi la lasciò e si dissolse con pochi battiti d’ali.

Le lucenti ali di Mabel risplenderono al chiaro di Luna. Con cautela si alzò in volo, ispezionando il luogo sconosciuto. Non c’erano boschi né montagne, soltanto rocce e, di tanto in tanto, radi arbusti dietro cui nascondersi. Le zone ove c’era il prato non offrivano erba soffice su cui riposarsi, bensì secche sterpaglie e piante carnivore.

Si spinse in alto, decisa a tornare nella sua patria e casa. Non sapeva però in che direzione andare, le rocce le sembravano tutte uguali. Da quali erano entrati? Stava sperimentando una strada, che un soffio improvviso di vento la indusse a rallentare: dall’oscurità emersero le Fate degli Incubi.

Lunghe ali azzurre circondavano i loro corpi robusti, vigorosi, e lei si guardò attorno impaurita. Ben presto Mabel si trovò accerchiata, provò a fuggire lanciandosi verso terra ma l’arrivo di altre Fate le impedì di continuare in volo quella fuga. Indietreggiò, e le sue ali, come spaventate si ritrassero contro la schiena. Allora Mabel corse facendo affidamento unicamente sulle sue gambe, quantunque le tenebrose creature tentassero di sbarrarle la strada.

Una di loro la colpì di striscio ed ella rotolò sul terreno, imbrigliando il suo bel vestito bianco in mezzo ad un rovo. Lo strattonò un paio di volte, finché quello non si strappò. Un sibilo fendé l’aria.

«Tornate alle vostre dimore… lei è mia» sibilò la voce con tono autoritario. Eccolo, era tornato.

Allorché percepì il suo respiro sul collo, Mabel rabbrividì, le sue gambe erano come paralizzate, non poteva fuggire. Poteva solo… sperare. Pregare che lui non intendesse ucciderla ed esibirla come trofeo.

«Solo mia… mia…» diss’egli ancora.


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I brividi percorsero la sua pelle come lame affilate, intanto che le oscure Fate si allontanavano infastidite. Lui la stava reclamando, proclamandola di sua proprietà.

«Cosa vuoi da me?» sussurrò lei con timore.

«Dimmi il tuo segreto… voglio il tuo segreto.»

Mabel si girò di scatto e quasi rimase senza fiato, nell’attimo in cui vide che non c’era più traccia del mantello. La sua muscolatura lo rendeva ancora più possente, ma quel corpo… era splendido. Se al posto delle ali azzurre avesse avuto ali bianche sarebbe assomigliato ad un Angelo. Così, al contrario, sembrava un Demone.

«Non so di cosa stai parlando» gli specificò, fingendo sicurezza per non lasciarsi sopraffare.

«Tu sei destinata… a me.» L’espressione seria, la creatura passò un dito lungo il suo viso come a valutare la consistenza della sua vellutata epidermide. Voleva forse squarciarla e dimostrarle che poteva prendersi ciò che desiderava?

Pallida in viso, per sfuggire a quelle mani che la bramavano Mabel si scostò e cercò di proteggersi dietro ai rovi, ma un unico battito di quelle mastodontiche ali bastò a generare una folata che ne distrusse uno, lasciandola scoperta.

«Dimmelo, so che hai un segreto.»

«Davvero non lo so, te lo giuro!» a quel punto singhiozzò, coprendosi la testa con le mani mentre anche le altre piante venivano distrutte.

Le lacrime scesero ad inumidirle il vestito, e le spalle presero a tremarle convulse. Come colpito da quella reazione, egli arretrò per lasciarla libera. Mabel ne approfittò, le sue lucenti ali riacquistarono coraggio e la innalzarono. Mentre volava decisa verso il Confine, quegli occhi neri seguitavano a scrutarla impietriti.

«Mabel, sei salva! Dove ti ha portata quel mostro?» La voce di Nuan era carica di ansia, quando lei apparve alla sua vista. Era preoccupato per lei, anche se era lui che aveva rischiato di morire.

Mabel diede un’occhiata a quel taglio scuro che risaltava sul suo torace nudo. «Devi farti curare e bendare la ferita» gli consigliò con voce incolore.

«Non servirebbe a nulla, quel mostro mi ha marchiato.»

Mabel sussultò, colta alla sprovvista. «Che significa?»

«Non voleva uccidermi, solo impedirmi di unirmi a te.»

«Non capisco…» Era spaesata.

«Mi ha legato a lui: ogni volta che mi avvicinerò troppo a te, lui apparirà nei miei incubi. Una specie di maledizione, mi aveva avvisato il Veggente.»

«Quale Veggente?» chiese inquieta.

Lui scosse con decisione il capo. «Mabel, lui ti vuole per sé, ma io farò di tutto per fermarlo.»

Fino al giorno precedente l’idea di unirsi al Principe la ripugnava, ora invece si sentiva in colpa, non voleva che soffrisse per causa sua. Non capiva perché quella creatura (non riusciva a chiamarlo mostro, malgrado tutto) la volesse per sé, sapeva solo che doveva stargli lontana, e lo stesso valeva per Nuan.

Fece i bagagli in completo silenzio, ignorando le proteste del Principe. Aveva solamente qualche abito e pochi accessori, il resto era stato messo lì appositamente per lei dal Re in persona. Non c’era nulla che volesse portarsi dietro, ma Nuan insisté affinché ella prendesse almeno un fazzoletto ricamato con sopra il suo nome.

Per salutarla, le diede un bacio sulla fronte e le assicurò che le avrebbe assegnato delle guardie per proteggerla. Casa sua distava una decina di minuti da lì, eppure le sue ali indugiarono di fronte alla porta, come per timore di essere spiegate. Mabel non era sicura della reazione dei suoi genitori, ma nel momento in cui la madre corse fuori ad abbracciarla si sentì rincuorata.

«Tesoro, cos’è successo? So che sposare il Principe non era il tuo più grande desiderio, ma i problemi si affrontano insieme.» La madre ovviamente era all’oscuro.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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