LO GNOMO VIAGGIATORE di Maria Cristina Pisanelli

«Cosa vuol dire che sei un viaggiatore?» gli domandarono incuriositi i ragazzi.

«Viaggi straordinari e avventure in posti leggendari ha compiuto questo Gnomo, sempre in giringiro. Solo di tanto in tanto torna a casa.»

«E allora, come sei finito là dentro?» cercò di capire Milo ma con gentilezza.

«Una sera Elmo passeggiava per il bosco e, senza accorgersene, mentre rimirava il cielo stellato con il naso all’insù, ci si è imbattuto.» Fece una pausa, estrasse dalla borsa un pezzettino di pane per dargli un morso, e da una foglia strizzò qualche goccia d’acqua per berla. «Elmo studiava questa costruzione di pietra così ben fatta, poi con un balzo saltava sulla cima. Dacché è un pensatore, pensò di pensare a quale meraviglia quel buco oscuro potesse svelare.»

«Quindi ti sei sporto troppo, hai perso l’equilibrio e ci sei finito dentro!» risero i ragazzi.

Lo Gnomo annuì storcendo la bocca, era stato molto imprudente in verità.

Azzurra e Milo gli chiesero se desiderava essere riportato nel bosco, poiché nelle fiabe era scritto che questi personaggi fantastici non amassero mostrarsi agli Umani perciò, visto che egli acconsentì con un gesto della testa, lo misero delicatamente nello zainetto. Ripresero le bici e si diressero verso un vecchio faggio rosso, su indicazione dello Gnomo.

Una volta arrivati, si sedettero ai piedi del tronco e il simpatico ometto riprese a parlare: «Elmo, Orice, Lauro, Pesapietra e gli altri fratelli abitano in case costruite sotto le radici degli alberi, nella parte più sicura e robusta. Le talpe aiutano gli Gnomi a scavare gallerie, e lavorano insieme per dare forma a caverne ben nascoste. È certo che nessuno lì sotto ficcherà mai il naso nei loro affari. E così meglio è!»

I ragazzi tentavano di  immaginare che tipo di case potesse mai stare sottoterra…

«Nelle gallerie poco spazio ci sta, non portano a vere città, ma chi nel buio sa vedere vedrà!» cantilenò Elmo, e gli amici si fermarono a pensare che, proprio sotto i loro piedi, si celava dunque un villaggio abitato da piccole creature sapienti che vedevano al buio, erano eccellentemente organizzate ed avevano poteri magici, mentre chi viveva in superficie ne ignorava del tutto l’esistenza. Ed anche l’ingresso per quell’altra dimensione doveva essere molto ben mimetizzato tra la vegetazione, se nessuno lo aveva mai scoperto.


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Erano stati fortunati ad incontrarlo, od era stato solo un caso che uno Gnomo viaggiatore fosse da quelle parti?

«Elmo è venuto per portare doni al suo albero preferito, tra le cui radici è nato, ed ogni cinque primavere torna a casa con pietre guaritrici per Faggio Rosso. Lui ha bisogno di energia e linfa vitale, vivrà finché ci sarà chi ha cura di lui» spiegò lo Gnomo vedendoli pensierosi.

Azzurra capì che gli era assai affezionato, dal bene che emergeva in quel bizzarro linguaggio gnomesco.

«È bello arrampicarsi su Faggio Rosso al mattino, saltare da un ramo all’altro e, dopo aver mangiato miele e cereali, fare riposino alla sua ombra. La sera si fermano qui a chiacchierare gli animali notturni, così Elmo cura con le erbe quelli malati e fuma la sua pipa. Questa è casa sua.»

Ai ragazzi fu chiaro allora, chi fosse che piantava i semi degli alberi, che curava le loro radici, e salvaguardava gli uccellini dimostrando un cuore buono e gentile.

D’un tratto, lo Gnomo scomparve in una nuvoletta per riapparire da lì a pochi istanti. «È buona educazione ricompensarvi per aver salvato Elmo lo Gnomo, così tra le gemme della caverna ne prese con sé due in un sol colpo.» E mise nelle loro mani dei cristalli dall’insolita forma geometrica, che sprigionavano raggi di luce bianca tutt’intorno, trasparenti come lo specchio degli incantesimi, la sfera di vetro che mostra il futuro, o la scarpetta di Cenerentola…

Purtroppo il tempo scorreva e non bisogna dimenticare che uno Gnomo viaggiatore non rimane fermo a lungo, salvo eventi eccezionali, come ad esempio essere bloccato in un vecchio pozzo!

Anche i due amici dovevano rientrare e, mentre cercavano le parole per salutare Elmo, lui era già sparito per andare chissà dove.

Dopo di quello che era successo, si convinsero che anche altre creature magiche quali Fate, Folletti od Elfi fossero lì, nascoste nel bosco. Non si trattava di fantasticherie, di leggendarie dicerie, dovevano soltanto osservare con occhi più attenti, con un buon cuore, trovando il modo di comunicare con loro. E magari, sperare di poterli incontrare…


© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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