LE FATE… UNA REALTÀ di Gianluca Ambrosetti

Chi non ha mai visto una Fata? Le Fate esistono, eccome!

Pochi credono all’esistenza delle Fate, ed è così che esse poco si manifestano… ma quando scorgete una lucina, piroettante e talvolta febbrile, sì, potrebbe essere proprio una Fata.

Molti di noi le hanno viste, ne sono sicuro, solo che alcuni non ne hanno la consapevolezza, oppure non hanno voluto crederci… convinti che l’esistenza delle Fate sia esclusivamente fantasia, una bella favola della buonanotte e nulla di più. Le Fate sono energia, ma possono anche tramutarsi in forma umana, pertanto non è affatto impossibile averne conosciuta qualcuna.

Moltissime sono le leggende, alcune vere ed altre no, che hanno ispirato altrettante favole, scritte dai migliori scrittori di alta letteratura, poiché in fondo si ha tantissima voglia di sognare, di credere che esista qualcosa di fantastico, di magico, che il mondo non sia puramente materiale, così come lo vediamo.

Gli avvistamenti, se così si possono definire, più fitti sono avvenuti ed avvengono in Irlanda e nel Nord Europa, presumibilmente perché le tradizioni magiche sono nate proprio lì, con i Celti ed i Druidi, e tuttora rimangono sacre agli abitanti del posto.

L’atmosfera di quei luoghi è davvero magica, e già solo camminando su quelle Terre si percepiscono sensazioni eccezionali, un’incredibile energia positiva, oltre ad avere la possibilità di incontrare qualche Fata, seppur in forma insolita ed inaspettata.

Le Fate infatti possono assumere qualunque forma, da quella umana a quella animale, ma ciò che si riceve in quei luoghi non è dato dalla vista, dall’incanto di avvistarne una, bensì è sotto forma di sensazioni, di positività, di straordinarie speranze e, soprattutto, del non sentirsi più soli.

In Irlanda ci sono i cosiddetti “sentieri delle Fate”, da millenni, e nessuno osa toccarli od invaderli. Sono rotte incorporee, che s’intersecano sulle colline e non sono visibili all’occhio umano. Ma, se qualcuno dovesse ostruirne anche solo una, ciò provocherebbe una catena infinita di terribili disgrazie e di sciagure misteriose. Solamente ponendovi rimedio e dunque liberandola, si può fare in maniera che tali disgrazie cessino.

Questa sorta di sentieri sono linee di forza invisibili, ma sempre demarcate da segni distintivi per poterle individuare, come ad esempio il Biancospino, albero delle Fate per eccellenza.

Quando vedete un Biancospino, quella è la dimora di qualche Fata, oppure ci segnala che nei pressi di quel punto è presente una via di passaggio od un Cerchio delle Fate, luogo ricreativo di queste creature. Gli Irlandesi lo sanno, e difatti si  guardano bene dall’abbattere o danneggiare un Biancospino.

Ancora oggi in Irlanda si mantiene viva la saggezza e la convinzione di non dover invadere il passaggio ed occupare le dimore delle Fate costruendoci sopra, dacché non soltanto è di cattivo auspicio, ma anzi si potrebbe scatenare l’ira delle Fate e così abbattersi plurime sventure su coloro che hanno osato.


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Numerose sono le testimonianze, alcune delle quali possono sembrare inverosimili, ma una veramente eclatante, risalente solo al secolo scorso e quindi abbastanza recente, viene tramandata nella Contea di Antrim, situata a Nordest dell’Irlanda, dove appunto protagonista fu il Biancospino.

Era stato aperto un grosso cantiere, dov’era prevista la costruzione di una immensa fabbrica. Gli operai del posto, gli Irlandesi per l’appunto, scavando per realizzare le fondamenta della struttura avevano fatto estrema attenzione a neppure sfiorare un Biancospino che cresceva nel luogo, girandogli decisamente al largo.

Ditta inglese, quella incaricata della costruzione, giustamente non concepiva quest’assurda scelta, essendo per giunta la posizione del Biancospino scomoda per un’evoluzione ottimale del progetto, insomma era un bel po’ tra i piedi e doveva essere sradicato.

Gli Irlandesi si rifiutarono, categoricamente, di anche solo toccarlo, perfino di disturbarlo, cosicché fu un Inglese ad occuparsene. Balzò su un bulldozer e, dopo averlo abbattuto, ne estirpò le radici, affinché l’albero non riprendesse vita.

Si procedette allora con la realizzazione delle fondamenta su tutto il perimetro. Lavoro lungo e faticoso, gli operai eressero i pilastri di cemento armato e ricoprirono il tutto.

A fase ultimata, accadde però una cosa strabiliante. Il mattino dopo, quando gli operai si recarono in cantiere per iniziare la costruzione vera e propria dell’edificio, si accorsero che i pilastri si trovavano ad un metro di distanza dalla loro posizione originaria.

Oltremodo stupiti, si avviarono misurazioni e calcoli vari, per essere certi che non fosse solamente un’impressione. Ma non lo era, i pilastri erano stati spostati.

I lavori dovevano andare avanti, non c’era tempo, pertanto senza troppe domande od ugge, i pilastri vennero ripristinati sulla loro esatta posizione. Senza interessarsi del colpevole.

Però, una volta ripristinati, successe di nuovo. A lavoro completato, il mattino successivo i pilastri vennero ritrovati per la seconda volta fuori asse, ma dalla parte opposta a quella precedente.

A questo punto, fu indetta una riunione tra tutti gli addetti al cantiere per scoprire il colpevole di questo stupido scherzo, al fine d’impedire che succedesse una terza volta. Od i colpevoli, più che altro, perché spostare pilastri alti tre metri e larghi trenta centimetri non era cosa da poco, anzi, dopo essere interrati ed impiantati in gettata nel terreno col cemento, era una cosa tecnicamente impossibile. Tanto è, che la Ditta aveva dovuto distruggerli e ricostruirli. E non c’era voluta sicuramente una notte soltanto.

Apparve, durante questa specie di assemblea, un omino strano e di statura davvero ridotta, quasi come fosse un Nano, che tra lo stupore generale affermò: «Se volete costruire la vostra fabbrica, dovete prima rimettere l’albero al suo posto.»

Certo come soluzione sembrò a dir poco stupefacente, ma, datosi che stupefacente era anche il fatto, non la scartarono a priori.

«Come potremmo farlo?» si chiese dunque. «Se l’albero è stato abbattuto e con esso le sue radici?»

«Innestatelo, ed esso ricrescerà rigoglioso.»

Così fecero, come prova in verità, una prova che effettivamente non costava nulla, ma, ennesimo sbigottimento, la cosa funzionò e la fabbrica venne costruita, in ancor meno del tempo che s’era previsto.

Ancora oggi, all’interno di questa fabbrica c’è un cortile, nel mezzo del quale vive e verdeggia il Biancospino, mentre invece l’Uomo delle Fate, così fu successivamente chiamato, da quel giorno non fece mai più apparizione.

Questo è uno dei fatti sorprendenti che avvengono in Irlanda, pertanto, se avete un gran desiderio di sentire la Magia e la presenza delle Fate, recatevi sul posto ma ricordate, siate aperti di cuore e soprattutto rispettosi del loro habitat e della Natura stessa.

Otterrete così la loro benevolenza e gli immensi benefici della loro influenza, scoprendo altresì qualche lato magico della vostra vita, che forse finora avete tenuto nascosto…


© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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