LA PRINCIPESSA CARLOTTA E LA FATA DEL SONNO di Sebastiano Plutino

Tra il verde dei vigneti e degli ulivi secolari, alla cui ombra i fiori disegnavano un tappeto dai mille colori che diffondeva il suo profumo nell’aria pura e frizzante delle colline toscane, si stagliava maestoso il castello di Re Allone.

Dal matrimonio con la Regina Elisena era nata una bambina, la Principessa Carlotta. Era una bellissima bimba, i suoi occhi azzurri facevano immaginare una sorgente di acqua limpida, le sue tonde gote color di rosa esaltavano la pelle liscia come una pesca e la boccuccia era sempre pronta a donar sorrisi.

Non crediate, però, che fosse tutto zucchero e miele, proprio no. Nonostante la tenera età, la fanciulla mostrava un caratterino affabile, cordiale, ma anche vivace, franco e soprattutto deciso.

La Principessa Carlotta trascorreva le sue mattinate facendo lunghe passeggiate nei vasti e rigogliosi giardini del castello, animati da una ricca varietà di animali che li popolavano: uccelli multicolori e cinguettanti, scoiattoli, tartarughe, farfalle variopinte, pesciolini saltellanti e tanti altri ancora.

Compagna delle sue quotidiane avventure alla scoperta del mondo esterno era la sua dolce nonna paterna, la Regina Isadora. Ne aveva di pazienza la nonna… quante domande, quante richieste le rivolgeva Carlotta e a quante monellerie della bimba doveva porre argine. Isadora era sempre pronta a dar le giuste risposte alla nipotina, a spiegare ogni perché aggiungendo indicazioni sul modo di comportarsi per diventare una brava principessa.

Carlotta sembrava non esaurire mai le sue energie, eppure talvolta riusciva a sorprendere persino la nonna che era ben abituata alla sua vivacità. Accadde così, per esempio, durante una delle loro passeggiate, che le due compagne di avventura erano sedute nei pressi di un laghetto sulla superficie del quale fioriva, come in un cielo stellato, una numerosa e candida quantità di ninfee. Nonna Isadora le spiegava che, questo tipo di fiore, nasceva da una pianta che cresceva sul fondo di stagni o laghetti, giungendo poi in superficie con larghe foglie e fiori a forma di stella. Carlotta la guardava attentamente, non perdeva una sola parola di ciò che la nonna le diceva.

Ad un certo punto, Isadora si voltò per cogliere un fiore in maniera da far comprendere alla Principessina la differenza tra i fiori che crescono in terra e quelli acquatici. Il tempo di rigirarsi e Carlotta era sparita. Osservandosi con frenesia attorno per ripescarla, la vide immersa fino alle ginocchia dentro l’acqua, piegata a raccogliere qualcosa.

Il cuore le saltò in gola. Con un balzo degno di una ventenne raggiunse Carlotta che, nello stesso istante, si girò mostrando quel che teneva in mano.

«Guarda, nonna, ho trovato un coccodrillo!»

Ripresasi dallo spavento, Isadora ne subì immediatamente un altro: Carlotta stringeva tra le paffute manine una specie di lucertola scura e viscida, con la pancia rossa, nera e biancastra. Sulla testa, poi, aveva una macchia bianca a forma di otto.


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Con una smorfia di disgusto prelevò con due dita, dalle mani della nipotina, quell’esserino che si dibatteva freneticamente, rigettandolo nel laghetto. «Carlotta, prima o poi mi farai morire di paura!»

«Ma, nonna… ero riuscita a prendere un coccodrillino e tu me l’hai fatto scappare!» sbottò la piccola con fragore.

Isadora, con la pazienza e la dolcezza che soltanto i nonni possono avere, spiegò alla nipotina che quel che aveva tolto dal laghetto non era un coccodrillino, bensì una salamandrina dagli occhiali. Le spiegò inoltre, che questo animaletto era estremamente delicato, aveva bisogno di vivere vicino e dentro l’acqua altrimenti non sopravviveva. Gli animali andavano osservati, anche studiati, ma mai allontanati dai luoghi naturali nei quali vivevano.

Carlotta, distante di qualche passo, a testa bassa e le braccia conserte ascoltava le parole della nonna guardandola di sottecchi, le sopracciglia accigliate e la bocca imbronciata. Ma durò poco, appena la nonna finì di parlare, quando sollevò la testolina aprendosi in un sorriso dolcissimo. Tese le braccia correndo verso Isadora che l’avvolse in un soave ma energico abbraccio, ed insieme rotearono in un’amorosa giostra.

Solitamente, il pomeriggio era dedicato alla lettura che, insieme all’arte, era una vera passione per nonna Isidora. Anche la Principessa dimostrava interesse per i dipinti, le sculture ed ogni sorta di espressione figurativa che la nonna le faceva ammirare nelle stanze del castello, o sui tanti libri che gremivano gli scaffali della biblioteca. Isadora vantava modi accattivanti e stimolanti la curiosità, nel leggere la storia della famiglia reale o nell’illustrare la bellezza dell’accostamento dei colori nei quadri, nel descrivere le modalità con le quali un blocco di marmo senza forma si trasformava, sotto i colpi dello scalpello dell’artista, in figure capaci di provocare nell’osservatore sensazioni bellissime e pressoché divine.

Anche dopo ore ed ore dedicate a questa attività, Carlotta aveva comunque energia da vendere. Sicuramente la passione di Isadora influiva molto, ma non era abbastanza, in quanto la Principessa era instancabile nel suo desiderio di apprendere, di conoscere cose nuove e non voleva smettere di ascoltare gli insegnamenti della nonna.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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