LA MALEDIZIONE DEL LUPO di Sara Bartoli

«Tu sei la figlia dei fiori?» le chiese squadrante il lupo, inarcando un sopracciglio indagatore.

«No, mi chiamo Gaia» rispose la bimba, sebbene quella definizione non le dispiacesse affatto, davvero molto bella.

«E cosa penseresti di trovare nel bosco?»

«Fiori, la mia zietta è molto malata e…»

«Lo so» la interruppe il lupo, seguitando a studiare la piccola per capire cos’avesse di tanto speciale da annullare nientemeno una maledizione delle Forze Celesti. «Non fai incantesimi?»

La bimba scoppiò in sonore risa. «Cosa te lo farebbe pensare?»

Egli non rispose, pensò ad un gioco di parole, ad una trappola per farlo tradire, per cui continuò ad esaminarla senza parlare. In effetti era una bimba comune, una bimba normalissima e non aveva affatto l’aria di essere una Strega, men che meno una Fata od un intermediario delle Forze, sembrava puramente quello che ella gli aveva appena detto. Una bimba in cerca di fiori.

«Non hai paura di me?» le chiese poi, pensando che questo fosse la chiave di tutto.

«Prima di incontrarti, sì» ammise Gaia, che sempre più era dell’idea che quella sua spaventosità tanto chiacchierata fosse soltanto frutto di leggende e di racconti cautelativi.

«Ti hanno detto chi sono?»


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«Sei uno Stregone maledetto» disse lei, con molta tranquillità. Stranamente, non aveva affatto paura.

«E dunque, credi di poterti salvare dalla mia malvagità?»

«Scusa, ma… non mi sembri tanto malvagio, sei solo più grande del normale.»

Tra l’interdetto ed il sorpreso, il lupo non fece più parola. Era la prima volta che qualcuno non aveva paura di lui, e ciò gli erogò la definitiva conferma che, all’opposto, era la bimba ad essere pericolosa e non lui. Doveva tenerla sottocchio, non poteva lasciarsela scappare. Se era l’unica arma per la sua distruzione, era necessario rinchiuderla e tenerla in costante osservazione.

Perciò, con fare alquanto distratto affermò: «Visto che non hai paura di me, meriti un premio.»

Stavolta fu la bimba ad essere diffidente. Che, se non le faceva così paura, non era certo detto che l’avrebbe risparmiata. L’avrebbe mangiata, catturata? Cosa intendeva fare di lei?

E si soffermò a pensare, allorché, il lupo, per precederla aggiunse: «Non vuoi trovare i fiori più belli per la festa?»

Allora Gaia d’istinto replicò: «È una trappola, giusto? Mi vuoi mangiare?»

«Se avessi voluto mangiarti lo avrei già fatto.»

«E allora cosa vuoi?»

Il lupo si fece pensieroso e le disse: «Voglio scoprire chi sei.»

«E perché?»

«Perché tu hai la chiave.» Senza più freni, il lupo aveva deciso d’indagare apertamente. Visto che, in ogni caso, la bimba non lo avrebbe seguito. Aveva capito. Ed essendo pericolosa, non avrebbe potuto costringerla. Non sapeva cos’avrebbe scatenato, se era protetta dalle Forze lui ne avrebbe solamente pagato amare, se non mortali conseguenze.

Gaia era molto più che sorpresa. «Chiave di che?»

«Se verrai con me, ti spiegherò.»

«No, non verrò con te, lupo» rifiutò, facendosi decisa. «Sono piccola ma non sono una sprovveduta. Quello che hai da dirmi, puoi dirmelo qui.»

«D’accordo.» Il lupo allora si mise in piedi e parve così grande, tanto grande da sembrare quasi un cavallo, che Gaia al contrario si sentì piccola piccola. E lì, giustamente, ebbe paura.

Il lupo però non mutò espressione, né intento. C’era qualcosa, a dir la verità, in quella bimba che lo rendeva inspiegabilmente mansueto, pacifico, che non stimolava in lui nessun desiderio di ferocia od aggressione. Ed era, per assurdo, una sensazione gradevole, era come se gli piacesse quel suo nuovo volto. Ma non si fidava, naturalmente, ed in effetti c’era poco da fidarsi. Non si sentiva più padrone di se stesso.

«Sì, tu sei speciale» concluse dopo. «Ed è per questo che ti regalerò quei fiori. Però tu devi farmi una promessa.»

La bimba annuì, con un’irrefrenabile voglia di scappar via. All’inverso, quell’atteggiamento benevolo e bendisposto la intimoriva. Una specie di quiete prima della tempesta.

«Devi promettermi che non farai più ritorno nel bosco.»

Gaia stava per richiedergli il perché ma si bloccò pressoché all’istante. Non era il caso di sfidare ulteriormente la fortuna. Avrebbe colto quei fiori e sarebbe filata via dal bosco, istantaneamente e senza mai guardarsi indietro. Dunque annuì di nuovo.

«Te lo prometto.»

In silenzio, il lupo la condusse all’interno del bosco, attraversando sentieri che molto probabilmente nessuno conosceva, fino ad arrivare ad una specie di giardino incantato, certamente segreto, dove fiori e vegetazione crescevano magnifici e coloratissimi.

La bimba era estasiata, mai aveva visto un posto così. Era magico, i fiori stessi non sembravano naturali, quasi finti come il giardino, e dunque creati da un qualche incantesimo. Pensò che fosse una Magia dello Stregone che era in lui.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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