LA FIABA DI SOMMA E VESUVIO di Angela Zotti

C’era una volta un ridente e soleggiato paese affacciato sulle rive del Mar Mediterraneo.

Qui la gente viveva di abbondante pesca, di raccolti che la Terra non mancava mai di donare e di mille altri mestieri che tutti, sempre sorridenti, si affaccendavano a svolgere andando di là e di qua, per la cittadella brulicante di persone, suoni e allegri rumori.

In questo luogo viveva un bellissimo e possente giovane di nome Vesuvio: lui era il fabbro del paese. Aveva imparato il mestiere dal padre e dal nonno, e da costoro aveva altresì appreso i segreti del fuoco e dei metalli. Era lui che, scaldandoli nelle sue fornaci, plasmava spade, scudi ed armature che servivano ai soldati per difendere la loro cittadella, ed utensili e oggetti di ciascun genere che riempivano le case nella vita di tutti i giorni.

In questo stesso paese viveva una ragazza di nome Somma, lei era bravissima a filare con il telaio, e per aiutare la sua famiglia lavorava in una filanda dove le più brave donne del paese tessevano coperte sofficissime e dai pregiati ricami, apprezzate non solo tra i cittadini bensì anche nel resto del mondo, grazie ai numerosi mercanti che arrivavano in porto dai paesi più remoti, appunto per acquistarle e riportarle nelle loro terre.

Chissà quante volte Somma e Vesuvio si erano incontrati senza vedersi? Noi questo lo sappiamo dal Dio dell’Amore ma sarà per ora un segreto…

In effetti Somma, ogni mattina, andando al lavoro passava avanti alla bottega di Vesuvio, lo guardava appena ma non lo “vedeva”, perché ravvisava in lui unicamente un bel giovane forgiato dal lavoro e niente più. Non le pareva che quel ragazzo, assai ambìto dalla maggior parte delle fanciulle che tessevano insieme a lei, fosse capace di amare. Somma pensava al lavoro, alla sua famiglia, alle passeggiate con le amiche e nient’altro; ancora non sapeva cosa gli Dèi avessero in serbo per lei.

Vesuvio da parte sua – forte, possente, sempre attivo, bisognoso di esperienze – sapeva di essere bramato da innumerevoli donzelle e questo lo gremiva di orgoglio. Sapeva inoltre di essere un bel ragazzo e per questo sceglieva per sé soltanto le donne più belle e affascinanti, ma…

Ma lui aveva già notato Somma che, nella sua semplicità lo aveva notevolmente impressionato, giacché Vesuvio, ancorché non fosse indifferente alla bellezza femminile, aveva individuato in ella la serietà e la sobrietà di una donna cresciuta con valori fermi e veri.

Un giorno, quando entrambi meno se lo aspettavano, i due ragazzi si conobbero ad una festa di paese. E così accadde che, conoscendosi e incontrandosi ad altre feste, Somma ebbe modo di “vedere” che quel ragazzone così pieno di sé e così affascinante, era invece molto legato alla famiglia e agli affetti, e questo la colpì enormemente.

Dal canto suo, Vesuvio “vide” che questa ragazza talmente seria, era anche sempre sorridente e la trovò bellissima! Fu così che, quel Dio tanto misterioso e sempre nascosto, scoccò la sua freccia e tra di loro nacque l’Amore.

I due non si rendevano conto di cosa fosse successo, erano semplicemente felicissimi insieme ed eternamente allegri; erano per giunta bellissimi da guardare, soprattutto quando si poteva vederli teneramente abbracciati sulle rive del mare, dove amavano andare insieme ad ammirare il tramonto.


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Così belli che… la Dea dell’Invidia, verde di rabbia per tanta dolcezza, ci mise lo zampino…!

Costei, era capace di trasformarsi negli insetti più insidiosi o nelle donne più belle e ammalianti del pianeta. Un giorno si trasformò in un’orribile tarantola e si nascose tra le bellissime coperte che Somma preparava al telaio.

Tessendo con la sua abilità un’invisibile ragnatela, la Dea riuscì ad arrivare furtivamente sul braccio di Somma e la punse. La ragazza scacciò senza pensarci quell’insettaccio, non accorgendosi che il suo veleno le stava già scorrendo silenzioso sotto la pelle.

Da quel momento Somma ebbe delle inspiegabili visioni: a volte vedeva Vesuvio incredibilmente brutto, altre volte le sembrava troppo sciocco, ed altre ancora le appariva cattivo e bugiardo. Era confusa e non capiva cosa le stesse accadendo, non capiva più cosa realmente provasse per Vesuvio: dov’era la verità?

Anche a Vesuvio accadde qualcosa di strano. Un giorno conobbe una donna bellissima che lo ricoprì di tutte le attenzioni che lui desiderava, un altro giorno ne conobbe una diversa ed ancor più affascinante: adesso, al loro cospetto Somma gli appariva troppo semplice. Anch’egli si ritrovò confuso; perché accontentarsi quando invece poteva avere qualunque cosa e scegliere ciò che più gli piaceva?

In realtà, dietro ognuna di esse si nascondeva solamente una: era sempre lei, la Dea dell’Invidia che, bramosa di perdersi tra le braccia di un uomo così possente, si trasformava nelle donne più belle ed inimmaginabili che si potessero incontrare sulla Terra.

Somma e Vesuvio, accecati da quanto stava loro accadendo non si riconobbero più; nessuno dei due “vedeva” veramente l’altro, iniziarono a litigare e così si allontanarono.

Ma, mentre Vesuvio si sentiva man mano più forte e irresistibile, apprezzato da sempre più donne che non aveva mai visto in paese e che arrivavano da ciascun dove per ammaliarlo, Somma stava sempre più male a causa del veleno che insidiava il suo corpo, tanto che un giorno si ammalò.

Per diversi giorni la ragazza non poté recarsi al lavoro e rimase a casa, in attesa che il medico del paese individuasse da dove provenisse il suo male e cercasse una cura adatta a lei.

Nel frattempo, dall’alto il Dio di tutti gli Dèi osservava con stizza quanto stava avvenendo e quello di cui era stata capace la Dea dell’Invidia. Decise or dunque di intervenire.

Una notte buia e tempestosa apparve in tutta la sua luce con il suo folgorante fulmine a Vesuvio, a Somma e all’invidiosa Dea.

Tuonando ai due Umani proferì: «Siete stati ingannati, ma non avete creduto l’uno nell’Amore dell’altra. Permettendo al Male di accecarvi avete smesso di guardarvi negli occhi, non riconoscendovi più!»

Alla Dea strepitò: «Tu! Abile tessitrice di inganni, guarda cos’hai fatto! Hai rovinato il lavoro del Dio dell’Amore distruggendo il sentimento più bello che un uomo e una donna possano provare. Ho deciso che sarete tutti puniti. Salverò soltanto  il sentimento rendendolo eterno.»

Indirizzò la sua attenzione al giovane ed asserì: «Tu, Vesuvio! Sarai tramutato in un possente e silenzioso vulcano, che porterà giovamento agli uomini del tuo paese con la sua ombra e i suoi boschi.»

E in seguito alla ragazza: «Tu, Somma! Sarai trasformata nella montagna solida e sicura che gli starà perennemente accanto, impedendogli di tremare.»

Ed infine: «E tu, Dea dell’Invidia! Ti lascerò cadere tra le braccia di Vesuvio, come desideravi, di modo che brucerai nel suo cratere e non farai più del male ad alcuno.»

In quell’istante Somma e Vesuvio si guardarono negli occhi: come per magia si riconobbero e “videro” il loro Amore, comprendendo che ancora si Amavano…

Ma, in un battito d’ali che non permise loro di assaporare quel magico istante, Vesuvio si trasformò in un vulcano e Somma nella montagna di fianco a lui. La Dea dell’Invidia, precipitò invece nel cratere di Vesuvio e bruciò viva tra le sue viscere ardenti.

Così fu che, da quel giorno, chiunque passi per questo paese affacciato sul Mar Mediterraneo può ammirare un luogo dove non esiste più l’invidia e dove la gente sempre allegra e affaccendata è anche ognora sorridente. Ma soprattutto fu così che, da quel giorno, chiunque passi per questo paese affacciato sul Mar Mediterraneo può vedere Somma e Vesuvio teneramente abbracciati, mentre guardano il sorgere e il tramontar del sole. Per sempre insieme.


© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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