«Com’è triste…» La Fata si sentì in colpa, terribilmente, non era giusto, no… non era giusto che qualcuno fosse privato dei suoi sentimenti, della cosa più bella che potesse esistere al mondo. È vero sì che i sentimenti umani sono talvolta negativi, esagerati, esasperati, ma sono unici proprio per questo, per la passione, l’intensità, per l’incredibile vita che danno, il sentirsi vivi, ed era una sensazione che in fondo rimpiangeva. Non per se stessa, era stata una sua scelta e doveva esserne responsabile, senza affatto recriminare, ma per lui… il suo amato gatto, lui era incolpevole, ed era tutto a causa sua, del suo egoismo.
Allora la Fata agitò la bacchetta, all’istante, senza pensarci due volte. Apparve una luce sfolgorante, rifrangente di fluorescenti colori, tutta vorticosa che come un fascio luminescente avvolse tutto il gatto, lo sollevò in alto, in alto, in alto, finché quella luce non esplose e di botto scomparve, facendo ricadere di peso il gatto a terra.
«Fata, il patto era chiaro.» Un vocione rigido riecheggiò nella stanzetta. «La prima volta che avessi usato il tuo potere magico a scopo personale, avresti perso il privilegio, il previlegio di essere Fata.»
«Non m’importa» disse volitiva la Fata. «Io non voglio privare nessuno dei propri sentimenti, è disumano.»
«Sai cosa succederà ora, giusto?» le chiese la diafana presenza che dall’alto torreggiava su di lei.
«Certo, e sono pronta. Fate quello che dovete.» La Fata lasciò la sua bacchetta in terra, simbolo del suo Essere Fatato, e si mise dritta attendendo dignitosa la sua inevitabile punizione.
Il gatto, nel frattempo, tutto stordito aveva sentito a malapena quei discorsi, ma ciò che aveva sentito bene era la condanna che sarebbe toccata alla sua Fata, cosicché, anch’esso senza pensarci due volte, con un balzo si mise dinanzi alla Fata, al fine di proteggerla facendole scudo con il proprio corpo.
«Prendi me» asserì. «La Fata ha un importante compito da svolgere. Io non servo a nulla, non c’è ragione di lasciarmi vivere.»
Non si udì risposta, soltanto un silenzio che parve veramente tombale, raccapricciante. Finché, di colpo, tutto l’intorno a loro disparve, sostituito da una densa ed avvolgente luce bianca che impediva persino che si guardassero a vicenda.
«Minù, Minù! Dove sei, Minù!» gridava la Fata, terrorizzata che glielo avessero portato via.
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«Il tuo Minù è in salvo, non temere.»
«Ma perché… Vuoi separarci? Io non posso, non posso vivere senza il mio Minù!»
«Lo ami?»
«Oh, sì… sì!» urlò la Fata con tutto il fiato che aveva nella gola.
La presenza sembrò sorridere soddisfatta. «Allora, dato che perfino in forma di Fata hai conservato il tuo Amore per lui, non possiamo far altro che restituirtelo.»
«Che… che vuoi dire?»
«Questo è un Amore secolare, unico, uno su un milione. È un Amore incondizionato, puro, non egoista, un vero Amore. Un Amore che va oltre le apparenze, le forme e le sembianze, che distrugge le differenze ed i confini, è l’Amore Divino. Non potrai più essere Fata, però potrai essere donna, la donna del tuo Amore.»
«Come…?» si elettrizzò, subito speranzosa.
«Hai capito» le disse calda la presenza. «Ora guarda, guarda il tuo Minù.»
Lei si stropicciò un po’ gli occhi per riuscire a vedere attraverso quella luce accecante, ma d’un tratto non fu più necessario, in quanto si ritrovò di colpo nella sua casa, da umana, nel suo salotto dove trovò, seduto, un bellissimo giovane che le sorrideva in una foggia a dir poco affascinante.
«Minù… sei tu?»
Lui si eresse dalla poltrona, le andò adagio incontro e allorquando la raggiunse la baciò appassionato, uno dei baci più romantici ed emozionanti che si fossero mai visti.
I due innamorati si strinsero, così tanto e tanto intensamente da quasi farsi male, per l’energia e le emozioni che provavano.
«Che siate felici, ed insegnate al mondo cosa sia l’Amore. Questo è, e sarà, da oggi in avanti il vostro unico compito.»
«Ma tu chi sei? Come posso chiamarti per ringraziarti?» domandò lei, prima che quel turbine di luci che accompagnava quella presenza sparisse del tutto.
«Io sono lo Spirito dell’Amore. Ama, dona Amore, e mi ringrazierai.»
Così fece, e così si amarono. La Fata e il gatto divennero simbolo di una favola senza fine, e grande esempio per gli innamorati di tutti i tempi.
© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto
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