IO FATA di Stefania Prato

Farfallina volava leggera sfiorata dal vento, le morbide ali fendevano lievi l’aria e il profumo delle rose le intorpidiva i sensi.

Si adagiò tra i petali di una regina rossa e, frattanto che s’inebriava di quella deliziosa fragranza, intravide due piccole ali, simili alle sue; si muovevano, delicate, tra le foglie del roseto, la loro presenza era quasi impercettibile. Così Farfallina rimase immobile, senza fiatare, a scrutare i soffici movimenti di quelle ali vibranti…

Un soffio di vento più prepotente, e le foglie si sparpagliarono scoprendo la timida presenza, un esile corpicino rivestito di seta che si celava sotto una brillante chioma dorata.

All’improvviso, quel volto rivelò la sua essenza, volgendosi con gracile timidezza e svelando due grandi occhi blu, incarnati in un pallido viso roseo; le ciglia erano lunghissime quasi a formare, a loro volta, delle ali; un naso minuscolo divideva quell’etereo sguardo da una bocca carnosa e purpurea.

Quanta luce emergeva da un’anima di poco più grande di una farfalla…

La giovane Fata si accorse della presenza di Farfallina e, quasi a riconoscere in lei un suo simile, le si avvicinò, con placida grazia, planando sui petali della stessa rosa. «Ciao, piccolina, ti sei smarrita anche tu?»

Quale suono melodioso emerse da quella voce, una soave musica di note tramutate in parole…

Farfallina la guardava un po’ attonita, ma subito decise di fidarsi e con la sua tremante vocina le spiegò di essere una farfalla.

«Sei una farfalla? E cosa fai?»

«Cosa vuol dire cosa fai?» domandò incuriosita.

«Io sono una Fata e so che devo proteggere il mio mondo!» trillò svolazzante la Fatina.


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«Proteggere il tuo mondo? Quale? E da chi?»

«Sì, proteggere il Mondo Fatato e il sottobosco che lo nasconde. Con le mie sorelle dobbiamo nasconderlo dagli occhi degli Esseri Umani.»

«Ah, capisco! Hanno fatto del male anche a voi?» chiese rattristata Farfallina.

«Io sono troppo piccola, ma le mie sorelle mi hanno raccontato delle orribili storie sull’Uomo.»

In quel preciso istante, come il rintocco di un presagio, dei fragorosi passi ruppero il magico silenzio del pomeriggio primaverile.

Farfallina e Candy si volsero in corrispondenza di quel trambusto e videro arrivare un uomo con l’ascia, che brontolava qualcosa sugli alberi.

Le due piccoline fecero appena in tempo a volar via che costui incominciò ad infliggere la sua arma sulla corteccia di un giovane albero che, sebbene non potesse urlare il proprio dolore, mostrava la sua sofferenza agitando convulsamente i rami ad ogni colpo sferrato. Forse l’albero pensava che quella fosse l’ultima volta che avrebbe ammirato quel paesaggio…

Candy sapeva di dover tornare dalle sue sorelle per avvisarle dell’accaduto, tuttavia non ricordava il tragitto, non si era mai allontanata di giorno e doveva attendere il calare della sera per riconoscere il percorso luminoso.

Mentre l’uomo terminava il suo lavoro, le piccoline si assopirono tra i petali di una margherita.

Il sole scese, pigramente, dietro le colline sfumando tra i suoi tenui raggi per lasciare, con fare elegante, il passo alla timida Luna che, lenta, appariva tra le magiche stelle.

Il profumo della sera risvegliò Candy che sbatté gli occhietti guardandosi d’attorno.

«Sveglia, Farfallina, è il momento!»

La notte mostrava tutto il suo splendore: i fiori chiudevano le corolle, l’erba sprigionava il suo fresco effluvio, la terra brulicava di piccole vite, gli alberi stringevano i rami attorno ai nidi degli uccelli ed il cielo rifletteva sul mondo la Magia dell’Universo, dipingendo costellazioni tra i fili di stelle.

Candy e Farfallina avvistarono il sentiero, auree lucciole tracciavano il percorso verso casa. Fu facile raggiungere il Mondo Fatato!

Tutte le Fate del sottobosco erano agitate mentre le loro ali sprizzavano la magica polvere che veniva raccolta, in grandi vasi, dai Fauni. Ognuna di esse era intenta ad organizzare un momento magico per la Festa di Primavera.

Farfallina non riusciva a credere ai propri occhi, lei che viveva di giorno, non aveva mai assistito a quel che avveniva la notte, a due passi dal suo mondo diurno.

La Regina delle Fate si accorse delle due piccoline e, maestosamente, con le sue regie ali bianche si avvicinò a Candy. I suoi occhi erano magnetici e in essi erano sprizzate piccole schegge di stelle.

“Sembra così austera!” pensò Farfallina, ma in quel mentre la candida mano si accostava, in una vellutata carezza, al volto di Candy.

«Dove sei stata, tesoro?» Il suono armonioso e melodioso della sua voce alleggerì i loro cuori, pronti a cogliere ogni attimo di quella sublime musica.

«Abbiamo visto l’Uomo, sta distruggendo i giovani alberi!» s’infervorò la piccola Fata.

«Candy, non puoi allontanarti» la riprese severa. «Essi non capirebbero, soltanto i puri di cuore sapranno trovare il sentiero. Se un solo umano dal cuore impuro ti vedesse, trasformerebbe il nostro mondo in una teca, proprio come fa con le farfalle…» E in quel momento guardò, col volto triste, Farfallina. «Non preoccuparti, piccolina» l’alleviò sorridendo. «Fra poco sarai libera ed entrerai presto nel nostro mondo… so cosa l’Uomo ha fatto alla tua famiglia.»

Farfallina s’immobilizzò, il suo cuore si bloccò per un istante. «Mia Regina, lei sa?»

«Sì, Farfallina, le Fate sanno sempre ed è per questo che sei stata scelta. Tu sei unica nella tua specie rara, e l’Uomo ne ha voluto intrappolare i colori rinchiudendo le tue sorelle in un quadro trafitte da uno spillo. Questo a te non accadrà mai! Quest’oggi tu, diventerai una di noi.» Così dicendo volò via come una foglia allontanata dal vento e, lentamente, planò su un fiore situato di fronte al falò; le altre Fate si disposero in cerchio agitando fili d’erba luminosi e sferiche stelle di luce.

«Che la cerimonia abbia inizio» sentenziò la Regina invitando con un cenno Farfallina e Candy a prenderne parte.

La musica incominciò a gorgogliare come un raggio di luce tra le file incerchiate, il fuoco scoppiettante profumava l’aria d’essenza floreale, banchetti ricoperti da ciascun genere di frutto circondavano tutt’intorno come a custodire quell’antro magico.

Le Fate brillavano ondeggiando le loro esili gambe, volteggiando le loro fragili braccia, una magica polvere di stelle inebriava l’aria come pioggia leggera caduta dal cielo, l’argentea Luna illuminava il Cerchio Fatato, un vortice rapì Farfallina come in un tornado…

Volteggiava, senza sosta, la musica offuscava i sensi, il profumo, la rugiada, la luce… stordita cadde. Un infinito attimo di pace percorse il suo intero essere.

Schiuse i suoi serici occhi ed intorno a sé, altri mille occhi la guardavano stupiti, felici, illuminati.

Candy le porse la mano e, adagio, la condusse verso lo specchio d’acqua acceso dalla grande Luna, ormai alta nel cielo. «Guardati, Farfallina!»

E così fece, si sporse lungo le rive del lago, non ebbe paura di cadere e, lì riflessa, vide una nuova vita: la sua!

Due occhi grandi dalle ciglia lunghe, verdi come i prati, risaltavano sul suo volto tondo e roseo contornato da fluenti capelli dorati, le sue labbra erano piene e rosse come ciliegie, la minuta figura avvolta di seta, con braccia e gambe per abbracciare e saltare… era una Fata!

Si voltò con gli occhi colmi di lacrime e abbracciò Candy così forte che poté sentire i loro cuori battere all’unisono, poi piroettò verso l’alto e volando in cerchio si posò ai piedi della Regina, la fissò dolcemente, inchinò il capo, si prostrò e semplicemente disse: «Grazie.»

La musica riprese dal nulla della notte, le voci iniziarono a cantare, le Fate si stringevano, in grandi e piccoli cerchi, danzando intorno al fuoco. La Regina porse a Farfallina il suo filo d’erba e la sua sfera luminosa e con un cenno la esortò ad andare.

Candy era lì con la mano tesa, ed insieme cominciarono a volteggiare nella interminabile danza della Festa. La Magia era compiuta!


© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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