IL GIARDINO DELLE DELIZIE di Margherita Paris

Dopo un dolce sorriso egli le spiegò: «Ero vittima di un incantesimo, che io stesso avevo lanciato. Come sai, suppongo, la Magia ha gli stessi effetti di un boomerang, ha un colpo di ritorno, maggiormente se si tratta di Magia Nera. La mia non era stata propriamente Magia Nera, ma di certo lanciata per i motivi sbagliati. Ero innamorato, follemente, di una Fata dei Fiori, nelle sembianze che vedi ora. Ma lei, essendo Fata, amava indistintamente tutte le creature, o meglio, era innamorata degli umani, anzitutto. Ogni giorno si recava nel loro mondo e si trasformava in una di loro, per starci a contatto, per potersi rendere visibile agli uomini.»

«E tu hai fatto un incantesimo affinché non potesse più trasformarsi?» intuì.

«Esatto.»

«Però tu… tu non sembri una creatura magica… intendo… non hai corna, coda, orecchie appuntite o…»

«No.» Le fece un altro dolce sorriso. «Io sono per metà umano, un umano un po’ particolare, ma sempre umano. Diciamo speciale.»

«E conosci la Magia? Sei un Mago?»

«Potrei.» Era così telegrafico che lei stava per spazientirsi. Ma si tenne calma, dopotutto quella esperienza era eccezionale, e di certo ben pochi eletti avrebbero ricevuto l’opportunità di visitare un così incantevole mondo, conversare con uno dei suoi abitanti, addirittura un Principe dei mondi magici. Davvero fantastico!

«Comunque non è questo il punto» riprese il Principe. «Se sono stato sciolto dall’incantesimo è merito tuo. Ecco perché siamo qui, ora.»

«E come avrei fatto?» Sbalordita era dire poco, visto che lei ricordava bene di non aver fatto alcunché, tutt’altro, nel loro primo ed unico incontro lo aveva fatto nientemeno volare giù da un fiore.

«Perché hai creduto in me. Nonostante tutto.»


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«Scusami tanto, Principe, ma non riesco proprio a seguirti…» ella si affrancò, sospirando un pochettino intristita.

«È vero, perdonami.» Si rese conto che per lei era un qualcosa di del tutto nuovo e più di tanto non poteva intuire. Perciò diede via al suo racconto: «Dopo quell’incantesimo, sono stato trasformato in Folletto, nel nostro mondo, mentre nel vostro ero un umano, sempre un Principe, ma un pessimo umano. Condannato a non innamorarmi, proprio perché ero stato troppo innamorato, diciamo in modo pericoloso e squilibrato, tanto da non rendermi conto del male che avrei potuto arrecare agli altri, all’equilibrio che avrei potuto spezzare. Questo è il famigerato colpo di ritorno, che si fonda sull’equilibrio dell’Universo. Ero arido, terribilmente superficiale, immaturo ed avvezzo ad ogni sorta di sentimento o sentimentalismo.»

«Non dirmi che…» Lei ebbe un brivido. «Tu sei… sei tu il mio Principe?»

«Sì, Principessa, sono io. Sono il tuo Principe.»

«Sapevo di non sbagliarmi…»

«E non hai sbagliato, per mia grande fortuna.» La guardò con incredibile dolcezza. «Quel giorno, il giorno del tuo compleanno, la Fata Madre, Madre di tutte le magiche creature, mi stava trasmettendo giusto questo, che ben presto sarei stato liberato dal maleficio. Ed è per tale motivo che fui talmente scontroso, avevi interrotto il mio incontro, dopo tanti anni di silenzio e di attese.»

«Mi spiace, non avrei voluto. Ma… ero così triste, e molto distratta.»

«Lo so, il paradosso è stato che proprio tu ci hai interrotti, tu che eri fondamentalmente la mia salvezza. Per intenderci, non ero consapevole del mio alter ego umano. Quando ero in sembianze di un Folletto non rammentavo di vivere come un umano, e viceversa. L’unica cosa che avevo presente era il mio passato, la mia colpa e la mia espiazione, ma soltanto nella mia forma magica. Come umano avevo tutt’altri ricordi, ricordi umani, che sembravano reali, ma erano sempre frutto dell’incantesimo.»

«Che stranezze… anche il fatto di queste due vite, c’è una ragione particolare?»

«Perché di fondo sono una creatura del Fato, e ad ogni creatura magica non è concesso di vivere in forma totalmente umana, neanche sotto incantesimo: dopo un po’ deve tornare all’origine, a causa di una generosa dispersione di energia, causa la morte. Un Folletto di modo che non potessi più innamorami di una Fata, ed un umano arido affinché non potessi più conoscere l’Amore. Il vero maleficio è stato la mia forma umana, proprio perché lo scopo del mio incantesimo era d’impedire la forma umana alla Fata.»

«Ed ora?»

«Ora mi sono innamorato di una Principessa.»

«Come fai a dirlo?» s’intristì, rotta dalla delusione. «Non mi conosci neanche, la tua è solo gratitudine. Ma in fondo io non ho fatto nulla.»

«Non è vero. Hai fatto tutto, o meglio, hai fatto tutto tu. Mi hai amato, Principessa, hai amato quello che era più nascosto di me, hai avuto fiducia in me, ti sei perfino ammalata per me. Ed io, onestamente, ti ho amata da subito. Anche se non mi rendevo conto, non mi era concesso di saperlo. Non lo sapevo, solo ora, ora lo so. Appena ho ripreso le mie sembianze, appena mi sono ritrovato, nella mente e nel cuore. Ho scoperto di amarti.»

«Principe… non sto sognando, vero?»

«No, mia dolce Principessa.» E celestialmente confortante l’abbracciò, con tanto calore ed Amore. «Adesso resterai con me, e questo sogno vivrà per sempre.»

Il Principe e la Principessa s’innamorarono davvero perdutamente, e si stabilirono nel castello del giardino fatato. La Principessa, per il suo grande cuore, cuore puro e d’incommensurabile Amore, ebbe il dono dell’immortalità. Ed immortale diventò il loro Amore.

Ancora vivono lì, in quel meraviglioso giardino di delizie, dopo secoli e secoli, sempre innamorati, sempre stupendamente felici.

E così sarà per sempre, in eterno.


© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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