GLI AMICI DEL BOSCO DEL DRAGO VIOLA di Silvia Gennaro

La mattina seguente, nel momento in cui i raggi del sole colpirono le rose del giardino di Casa Diperdì, Giogiò e Ara si recarono di corsa al pozzo di mattoni, chiusero gli occhietti e… pluf, erano di nuovo nel Bosco del Drago Viola.

Come d’accordo, lì ad aspettarli trovarono Haywood: «Cari piccoli miei, che bello rivedervi! Ora, prima di cercare Mya, devo mostrarvi il Bosco del Drago Viola, affinché conosciate bene il luogo e come funzionano qui le cose, nei mondi magici. Non me lo perdonerei mai se vi accadesse qualcosa!»

Intorno a loro c’erano cespugli di more e lamponi, fragoline e ribes, castagne e funghetti rossi e blu. Tutto era verde smeraldo, la rugiada brillava alla luce del sole e tanti piccoli animali li salutavano allegri: Tilda la lumaca con gli occhiali, Mister Harry il castoro più forte del bosco, Cecil la coccinella gialla, Denny il cerbiatto più veloce del Regno ed Axel, un cucciolo di tasso nero e azzurro.

«Venite» li incitò Haywood. «Vi presento Oliver, uno dei miei amici più cari.» Oliver era un orsetto bruno, a vederlo faceva un po’ paura, ma in realtà era solo un tantino diffidente.

«Cari bambini, è tempo di cercare Mya» decise Haywood, convinto che non ci fosse più tempo da perdere. «Vedete» proseguì facendo loro strada «Mya è molto amata nel Regno di Cecè, è la scoiattolina più dolce che ci sia e noi vogliamo aiutarla. È abbastanza sbadata, quindi si sarà senz’altro cacciata in qualche brutto pasticcio…»

Camminarono per un lungo sentiero gremito di fiori gialli e api svolazzanti, attraversarono il Bosco del Drago Viola e videro su una collina la casa del famoso Drago. Era buono e se ne stava sempre steso al sole. Era un po’ pigro a dir la verità, ma alla Regina Cecè non importava, bastava che tenesse lontani i nemici e gli esseri cattivi.

«Ciao, Haywood! Ciao, amici!» li salutò il Drago Viola sputando del fuoco in cielo.

«Ciao, Drago Viola!» risposero tutti insieme.

Intanto, nel Regno del Serpente Norbert la piccola Mya vagava in lungo e in largo, ma proprio non riusciva a individuare il pozzo magico per ritornare nel Bosco del Drago Viola. Si era improvvisamente ritrovata in un bosco folto e buio, non aveva visto che il pozzo da cui era entrata era ricoperto di edera, magistralmente confuso con la vegetazione, e al buio, procedendo a tentoni, si era allontanata senza più ritrovare la via. «Non tornerò mai più a casa! E i miei amici mi staranno cercando con ansia… povera me!» si disperava piangendo.

In quell’istante Haywood stava dicendo ai fratellini: «Ragazzi miei, dobbiamo dare un occhio al di fuori del Bosco del Drago Viola, come vi avevo anticipato.»


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«Possiamo provare a vedere sulla spiaggia di Pao oppure al lago di Asil» Oliver propose allora.

«Perché no! Potremo cominciare da lì» accettò la tartaruga con un sorriso.

«Haywood, che posti sono quelli che avete nominato?» chiese timidamente Ara.

«Piccola mia, sono luoghi confinanti con il Bosco del Drago Viola. Sapete, la Regina Cecè è una signora molto vecchia, ma tanto buona e lascia noi animali vivere nei suoi Regni, mangiare le sue fragole e bere l’acqua delle sue cascate. È così buona la signora Cecè! E si fida di noi. Sfortunatamente, non tutti i suoi Regni sono come questo, non vorrei ad esempio che Mya fosse capitata nel Regno del Serpente Norbert…»

Giogiò, Ara e i loro amici corsero così al pozzo e… pluf, si ritrovarono in luogo molto diverso dal Bosco del Drago Viola, tutto azzurro e rosa. Era il lago di Asil, la Signora del Lago e delle Pietre. Asil era una Fatina splendida, aveva i capelli color argento e brillava come un diamante, le sue ali erano sottili e dal colore del cielo.

«Asil!» la chiamò Haywood gridando, e non appena la Fatina si avvicinò: «Asil, buongiorno, voglio presentarti i nostri nuovi amici, Giogiò e Ara.»

«Buongiorno, miei piccoli, cosa vi porta qui con il caro Haywood?» li accolse Asil svolazzante.

«Stiamo cercando Mya» le rispose Giogiò.

«Non ho visto la piccola Mya qui, cercatela pure, ma a mio avviso si trova in un posto buio e color dell’oro… Buon lavoro, piccoli!»

Così si misero a cercarla. Ara era affascinata da quel luogo, così bello e ricolmo di luce, di pietre preziose.

Ara e Giogiò incontrarono delle bizzarre creature: granchi rossi con un cappello da chef, bruchi con la valigetta, sirenette che leggevano libri le cui pagine volavano appena sopra l’acqua del lago, strani gamberi color violetto… di Mya però nemmeno l’ombra. 

Nel frattempo, stanca del suo girare a vuoto Mya si era nascosta dentro la ristretta fessura di un enorme albero di nocciole, però all’improvviso arrivarono due uccellacci che la portarono via. «Fermatevi! Dove mi portate?» Nell’istante in cui la scoiattolina si svegliò, da quello che doveva essere stato un incantesimo del sonno, si ritrovò in un castello tutto buio e con poche e minuscole luci dorate all’intorno.

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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