AZZURRINA di Marisagi

Oggi è il compleanno di Lia. Dieci anni! Un giorno importante. Lia non ha quasi dormito la notte per la fervidissima emozione. La mamma le ha promesso di portarla al mercato per scegliere lì il suo regalo, qualunque cosa lei desideri, ma non oltre una certa cifra, ovviamente!

Così Lia da giorni sta pensando e ripensando a cosa chiedere, ha compilato anche una lista, una folta lista che è presto diventata lunghissima e che lei quindi, ha da ultimo strappato. Poi l’illuminazione: certamente, quando sarà al mercato, qualcosa la colpirà e quella sarà la sua scelta.

Lia abita in una piccola contrada, poche case ai lati di una stradetta non lontano da un paesino. Il mercato non è il mercato delle grandi città, ma è sempre meglio dei quattro negozietti del paesino, c’è indubbiamente più scelta.

Finalmente Lia e la madre raggiungono il mercato. Come d’accordo, fanno un giro per trovare qualcosa per lei. Lia, un po’ delusa, non vede niente. Rifanno il giro e ancora niente.

Nel mentre che la madre si attarda presso una bancarella di vestitini per lei, la bambina sente una vocina che la chiama: «Lia, Lia.»

Si gira intorno, eppure non vede nessuno. Poi di nuovo la vocina: «Lia, Lia.»

Allora guarda attentamente attorno a sé, ma non c’è proprio nessuno. Da dove proviene la vocina?

Lia si trova vicino al furgoncino degli animali: ci sono due cagnolini in una gabbia, un micio in un’altra e diverse gabbiette con dei pappagallini. Non c’è neanche il proprietario! Chi la starà chiamando?

Ed ancora la vocina: «Lia, guardami. Sono nella gabbietta, mi vedi? Sono la pappagallina, quella azzurra.»

Lia osserva con attenzione e distingue in una gabbietta una pappagallina tutta azzurra che batte le ali come a farsi notare.


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La bimba si stropiccia gli occhi. “Non è possibile!” pensa.

Si avvicina alla gabbietta e le giunge un’altra volta la voce: «Ti prego, prendimi con te, sono stanca di essere chiusa qui dentro, vorrei tanto uscire e volare in uno spazio aperto…»

A quella stupefacente implorazione Lia non riesce ad accennare alcuna sillaba ma, in seguito, senza indugiare oltre, corre dalla mamma e le chiede di acquistarle la pappagallina azzurra senza, però, dirle alcunché della vocina. Un pochino frastornata da quanto le è accaduto, la bambina torna a casa contentissima con la gabbietta e la sua Azzurrina.

Nel momento in cui i fratelli scorgono il regalo scelto da Lia la prendono in giro, giacché la mamma era stata disposta a farle un regalo più importante ed invece lei ha scelto un semplice pappagallo.

«Voi non capite niente, per prima cosa è una pappagallina che ho chiamato Azzurrina, e comunque dovevo comprarla, mi ha pregata lei di farlo. Dice che è stanca di stare in gabbia e vuole volare in uno spazio aperto» cerca di spiegare ingenuamente la bimba.

I due fratelli gemelli, più grandi di Lia di quattro anni, ancor di più ridono della bambina finché lei, offesa, afferra la gabbietta e si rifugia nella sua cameretta. Incomincia a non essere più sicura della sua scelta e a pentirsi, ma ecco nuovamente la vocina: «Siamo sole? Perché non apri la gabbia così posso sgranchirmi un po’ le ali?»

Lia chiude bene porta e finestre e con cautela apre la porticina. L’uccellino guarda la porticina che si apre, vi si accosta e con un balzo salta fuori, si posa sulla scrivania e batte le ali.

Come per incanto, quel corpicino di uccello si muta in una meravigliosa Fatina con le ali, alta quasi quanto Lia. I suoi capelli sono color dell’oro, ed i suoi occhi sono blu come il mare profondo; il corpo sottile è fasciato da un vestitino azzurro, le sue ali sono di piume bianche come la neve ed è attorniata da un alone di luce come quello che circonda la Luna in certe notti.

La bimba rimane a bocca aperta nel vedere la sua pappagallina trasformarsi in Fatina. I suoi occhi sbalorditi la seguono mentre scende dalla scrivania e salta e danza piroettante per tutta la camera, presa da una felicità incontenibile mentre dà dei trilli gioiosi: «Oh, che piacere! Ho di nuovo due gambe e due braccia, c’è tanto spazio e posso danzare e volare a mio piacimento. Come sono felice! Che gioia! E tutto grazie a te, Lia, hai ascoltato la mia voce e mi hai creduta: sapessi quanti bimbi ho chiamato ma non mi hanno udita o non hanno voluto ascoltarmi. Sono tanti anni ormai che sono rinchiusa in quella gabbia, perché non appena riesco a liberarmi mi catturano immediatamente e devo ritornare in prigione.»

E nel frattempo che parla, continua a saltare e danzare. Non può volare poiché la stanza di Lia è minuscola, non c’è spazio, ma non sta ferma un attimo.

Lia continua ad osservare sbigottita quella creatura irreale quasi dimenticandosi di respirare. Chi è? Cosa ci fa lì e com’è arrivata? Scruta dentro la gabbietta, v’inserisce una mano per esplorarne l’interno e non sa cosa pensare. Alla fine però non ce la fa più e le chiede sottovoce di fermarsi, in quanto non vuole farsi udire dai suoi.

Subito la Fatina si arresta, si siede sgambettante sulla scrivania e inizia a raccontare la sua storia: «Vengo da un paese lontano dove tutti sono come me. Noi non abbiamo case, non ne abbiamo bisogno perché il nostro mondo è fatto di alberi, tanti, di spazi aperti, di prati sempre fioriti e di ruscelli ricchi di pesci. Quando abbiamo sonno i rami diventano morbidi giacigli e, se vogliamo, le nuvole scendono e diventano i nostri materassi; abbiamo tutto quel che ci occorre perché, se desideriamo qualcosa, la nostra Magia ce lo procura. Viviamo spensierati e gioiosi in compagnia degli animali del bosco, che sono nostri amici e sono gli unici a poterci vedere: gli Esseri Umani, infatti, quando attraversano il nostro mondo ignorano completamente la nostra presenza; se si comportano bene con gli esseri viventi che abitano nel bosco arrivano tranquilli alle loro case, ma se non li rispettano incontrano qualunque genere di ostacolo e difficilmente le raggiungono. La nostra vita trascorre serena, o meglio, la loro vita trascorre serena perché la mia è diventata un inferno…»

© Christine Kaminski | Vietata la riproduzione senza consenso scritto

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